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GUIDO PESCI VINCENZO D’AGOSTINO[/pt_text]

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Troppi sono gli insegnanti specializzati che ignorano il nome del pioniere italiano del re­cupero degli handicappati, perciò si è sentito il dovere di rompere l’impalcatura di silenzio che è stata creata attorno a lui.

Il pedagogista Gonnelli-Cioni, precursore del­la pedagogia speciale in Italia, è l’unico che può vantare d’avere gettato un ponte fra il presente e l’avvenire e indicata la via da se­guire per raggiungere l’integrazione dello handicappato nella società. A lui spetta il ricono­scimento inequivocabile di avere eretto il pri­mo istituto per handicappati in Italia ed ogni attribuzione ad altri di questo primato tecnico-scientifico è pura poesia o ignoranza o dovuta ad interessi di casta.

Prima del Gonnelli-Cioni e contemporanea­mente a lui qualche alienista può avere ac­cennato alla necessità di provvedere ai frenastenici, ma nessuno prima del Gonnelli-Cioni ha realizzato nei fatti e con l’azione quell’opera emendativa, frutto di conoscenze ed esperienze, individuato moduli di recupero sorretti da una metodologia e una tecnica ca­paci ancora oggi di farci riflettere.

Purtroppo l’informazione cui possiamo più fa­cilmente attingere, enciclopedie e libri specialistici, ci offrono in lettura che il prime i­stituto per handicappati venne creato a Roma nel 1899 dal neuropsichiatra Sante De Sanctis, affermazione che non è certo da attribuire al­lo stesso De Sanctis il quale nel 1899 scri­veva: « Se nei 1889 taluno avesse assicurato at Gonnelli-Cioni, che la sua iniziativa, allora sorta, di educare fanciulli deficienti non sa­rebbe stata quasi da alcuno imitata in Italia per lo spazio di un decennio, egli certo non l’avrebbe creduto. Eppure dopo dieci anni, il Gonnelli-Cioni può a giusta ragione vantarsi che il suo istituto per frenastenici a Vercurago sia tuttora l’unico del genere in Italia” (sta in Il rinnovamento scolastico, 5 aprile 1899). Ma, dopo il De Sanctis, non abbiamo più notizia di tanto riconoscimento. Nell’introduzione al libro “L’idiota” di Séguin (1970), anche il Bollea, nonostante il suo dichiarato intento di filtrare gli studi e i lavori dei pre­decessori della moderna pedagogia, sfugge, ancora una volta, all’emozione e all’entusiasmo che una lettura delle opere del Gonnelli-Cioni avrebbero potuto dargli.

Un tacere così dispensato che fa perfino pen­sare ad una eventuale scarsa propaganda che il maestro ha fatto di sé, del suo operare e del suo istituto, ma non è così. Egli, pur considerandoli opportuni soltanto per i commer­cianti perché impegnati nella lotta alla concor­renza, si rivolse anche ai “mezzi moderni del­la reclame” ed è certo che non trascorse il suo tempo sottraendosi ai confronti e al contributo scientifico. Il suo impegno prassico sul piano emendativo fu divulgato per mezzo di li­bri e manuali (1887, 1888, 1891, 1892, 1893) e della rivista L’ortofrenia, la cui prima edizio­ne data il 1894, una rivista che anticipava di molti anni le riviste L’educazione dei frenastenici (fondata dal Ferrati nel 1901) e L’as­sistenza dei minorati anormali (Montesano 1911. Che il Gonnelli-Cioni non era eremita sconosciuto lo dimostrano inoltre le ben 22 onorificenze che ha conseguite, così come, sono testimonianza le innumerevoli conferenze da lui tenute, l’assegnazione da parte del­l’allora Ministro della P.I. della prima cattedra in ortofrenia in Italia e l’autorizzazione a tene­re il primo corso di specializzazione in Milano. Il Gonnelli-Cioni non è quindi persona che della sua strada percorsa non ha lasciato trac­cia, perciò tanta presenza non poteva sfuggire, né l’unica testimone di questa obnubilazione per quasi cento anni può essere dovuta al­la sola ignoranza.

Forse la risposta è nella preoccupazione e­spressa dal Gonnelli-Cioni quando ebbe a scrivere: « È da augurarsi che o per malinteso amor proprio o per interessi individuali o di casta le scuole per frenastenici italiani non abbiano sino dal loro nascere ad incamminarsi per la via della degenerazione, la quale si renderebbe tanto più palese quanto più le scuole medesime si uniformassero allo Statu­to della cosiddetta Lega Nazionale per l’edu­cazione dei deficienti, lega che capitanata da medici verrebbe fossero affidati appunto ai medici persino gli alunni indisciplinati e svogliati delle scuole comuni ».

L’avere oscurato tanta esperienza pedagogica avalla la preoccupazione espressa dall’Autore, quali’uomo di azione, all’avanguardia per il suo tempo nei metodi di rieducazione e te­rapia adottati, che di fronte agli oltre 25.000 frenastenici che si contavano nell’800 in Ita­lia, sentì il dovere di muoversi denigrando quanti in Italia e all’estero avevano “sempli­cemente parlato e discusso” [1].

Gli handicappati psico-fisici erano fino al 1889 completamente abbandonati a se stessi; l’in­tento del Gonneili-Cioni era perciò di creare un istituto capace di offrire le cure dell’inse­gnamento, intervenire in loro aiuto per supe­rare l’arretratezza nello sviluppo intellettivo e ordinare modalità operative di cui altri avreb­bero potuto fruire nella apertura, di istituti analoghi. Un pioniere che si rese sprezzante delle difficoltà e dei sarcasmi che allora tale iniziativa e tali propositi potevano provocare e continuò la sua opera affinando conoscenze e abilità riferendosi, come lui stesso diceva, al “metodo imparato all’estero, ma modificandolo con lo studio e con l’esperienza via via acquisiti”.

Contrario ad ogni improvvisazione, l’infatica­bile sua attività di studioso e di ricercatore lo portò ad approfondire le esperienze di re­cupero e la ricerca scientifica realizzate all’estero fino agli inizi dell’800.

Dai primi dell’800 all’estero fiorirono e si moltiplicarono in gran numero i centri di peda­gogia curativa e di questi assunse ampie noti­zie e cognizioni. Tra i più noti ricercatori scien­tifici e sperimentatori, impegnati nel dare ri­sposte oggettiva attraverso vari tentativi di rieducazione in senso clinico, cui il Gonnelli-Cioni ha fatto riferimento, sono il Pinel, l’Itard, l’Esquirol, il Belhomme, il Ferrus, il Fabret, il Guggenbhul e il Voisin al quale si de­ve l’istituto privato per handicappati in Parigi e il cui pensiero si esprimeva con que­ste parole: “Pour le moraliste, pour le législateur, est un ensamble de moyens appropriés au but que l’homme est appelé a pousuivre dans ses relatian avec lui – méme, avec le monde, avec la société et avec Dieu” (Le Journal d’Hygiene]. Particolare arricchimento il Gonnelli-Cioni lo assunse inoltre dalle nuo­ve esperienze del francese Seguin il quale, come ebbe a dire Calò, intendeva l’educazio­ne del deficiente come un processo che va dall’esterno all’interno, come un esercizio pe­riferico di sensi e di muscoli capace di fare sentire per riflesso la sua azione sui centri e quindi sui poteri mentali del soggetto.[2]

Ricerche e studi raccolti, indagini su ipotesi da lui formulate e risposte derivate dalla sua stessa esperienza, permettevano al Gonnelli-Cioni di essere convinto quando affermava che “Le facoltà dell’uomo colpito da idioti-sino non sono, in generale, completamente inattive: mentre alcune sonnecchiano e sem­brano condannate ad un eterno silenzio, ve ne sono altre che vegliano capaci ancora a manifestare la loro natura”. Il che creava quel presupposto dell’utilità di un intervento adeguato, realizzato con mezzi idonei e in modo di applicarli, un metodo cui il Gonnelli-Cioni diede il nome di ortofrenia, intesa come un ramo speciale di pedagogia e didattica capa­ce di “raddrizzare” la mente per avviarla alla sua educazione.

Un insegnamento basato sul metodo intuiti­vo, pratico, razionale, che teneva conto delle attitudini e dalie “forze” di ciascuno, crean­do con ciò un buon punto di partenza su cui basare l’educazione indirizzata sul fisico, in­tellettuale e tecnico.

Gli esercizi erano scelti e regolati in modo da dare al bambino l’abilità e la consapevolezza delle sue rappresentazioni motorie, garantire nuove abilità sensoriali, interesse ad osser­vare e maggiore abilità attentiva. La regola­mentazione tenera conto dell’individualità bambino e della sua disposizione, attitudine e necessità a variare le sollecitazioni per non rendere noiosi e quindi  poco profittevoli gli esercizi.

L’intervento nell’intento di essere individualizzato imponeva la conoscenza di ciascuno degli allievi e veniva mirato a seconda dei loro modo di essere e di rappresentarsi. Per gli inerti e torpidi erano previste attività co­me il saltare, correre, lanciare, battere, suo­nate ecc., per gli inquieti ed eccitabili erano privilegiati esercizi come il camminare con correttezza, assumere una postura e mantenerla, riunire, selezionare, ordinare oggetti, ecc. Le attività potevano essere fatte singolarmente o in piccoli gruppi, sempre sollecitati, udenti o no, dalla viva voce dell’operatore “affine di risvegliare in loro la conoscenza e il bisogno della parola stessa » e, attraverso la parola modellata sopra di loro, agire effet­ti suggestionali utili per la presentificazione di norme. All’effetto tonematico veniva riservata grande attenzione durante i vari eserci­zi di scrittura e lettura sia per vincere ogni noiosa cantilena, sia per attirare l’attenzio­ne e meglio definire la produzione sonora. Anche il problema della grammatica visi­va è affrontato tenendo conto che “un gran numero di fanciulli guardano male e così certi vedono in una direzione che non sembra abbracciare il loro raggio visuale. La vista è un organo attivo per destinazione, inattivo per abitudine; è dunque necessario educare per estendere l’azione sua sopra tutto l’orizzonte sensibile, ad alzarsi ed abbassarsi, a volgersi sia a destra che a sinistra per se­guire un oggetto o meglio in punto luminoso”. Indicazioni tutte assai utili e sempre attuali [3] compresi i tanti esercizi motori col­le braccia: distenderle, ritirarle, innalzarle, abbassarle, incrociarle, giungere le mani, bat­tere le mani sul tavolo, ecc., che ben fanno pensare oggi a tecniche fra le più moderne esempio Orlic, Loudes, Vayer, Le Boulch. Rac­cattare e posare prendere e portare, lanciare, mirare, battere, premere, tirare, impongono anch’esse un immediato riferimento alle attualissime tecniche Camusat, Bandet e Abbadie. Anche l’educazione della mano e dell’opposizione del pollice per rendere preciso il senso muscolare, attuata per mezzo di molle, di elastici, di palle, ecc., in]pongono di pen­sare, il fare riferimento, alle tecniche Brauner o Thea Bugnet, di questi ultimi anni. Moltis­simi sono inoltre gli esercizi che il Gonnelli-Cioni definiva usuali quali abbottonare, al­lacciare, annodare, infilare; non sono forse anch’essi indicati ancora oggi in tutti i testi di pedagogia speciale? Si potrebbe continuare nell’analisi comparativa fra la esperienza del Gonnelli-Cioni ed i modelli prassici attuali di intervento, cosa che permetterebbe di eviden-ziare come il Gonnelli-Cioni avesse raggiun­to ogni possibile elemento di stimolo e di sollecitazione e avesse molto elaborato ogni loro utilizzazione. Una dimostrazione del loro valido uso ci giunge del resto dai documentati, meravigliosi, progressi raggiunti da sogget­ti handicappati sia nella scrittura che nella ortografia in un solo anno e mezzo di “par­ticolari cure dell’insegnamento” e come fosse possibile ripristinare abilità psicomotorie e nell’autonomia. Ma non è tutto, il Gonnelli-Cioni infatti non si limita ad una messa a pun­to della utilizzazione di esercizi, egli ci indi­rizza al sistema educativo della rotazione tra classi di insegnamento diverse, cui potevano partecipare alternativamente 4 o 5 bambini, ci conduce all’utilità del laboratorio, dei lavori agricoli, del giardinaggio, della falegname­ria, della legatoria, inneggia alla necessità che la famiglia acquisisca conoscenze necessarie per l’individuazione dell’ipodotazione e per “un trattamento intellettuale ed una educa­zione ragionata” capaci di aiutare il proprio figlio handicappato. Le famiglie, diceva, “che hanno per disgrazia dei fanciulli anormali, pos­sano non solo distinguere di buon’ora i se­gni della frenastenia o tardività, ma siano anche messi in condizione di intraprendere le prime fasi di un’educazione che sarà il segui­to continuata nelle istituzioni fondate a que­sto scopo”. Questi  “segni” li indicava nel­la mancanza o debolezza di attenzione, pigri­zia, assenza dell’istinto di imitazione, simulazione, distruttività, automutilazione, eccesso o difetto di certi sentimenti affettivi,.., sintomi che esortava le madri a riconoscere e le in­vitava ad applicare come prime educatrici quelle cure adatte a …. migliorare le condizioni di esistenza dei figli.., voi concorrerete così a preparare ad una società più sana, più forte e più saggia di quella il mezzo alla quale viviamo, una società che non offrirà agli sguardi dei buoni lo spettacolo dei risultati lamentevoli ai quali, nei nostri giorni, siamo troppo spesso obbligati ad assistere”. Il Gonnelli-Cioni ci offre quindi un totale ven­taglio di risposte alla vasta problematica dell’handicap e dell’handicappato sia per quanto riguarda la capacità di espressione e comunicazione, lo sviluppo intellettivo-affettivo e i moduli socio-relazionali, i compagni, i genitori e l’inserimento al lavoro.

Di questo suo conoscere egli impartiva lezio­ni perché altri potessero imitarlo. Consapevo­le che l’insegnante aveva bisogno di acquisire una seria metodologia strutturò un corso (il I° corso di formazione in ortofrenia) coli un curriculum di formazione necessario a garan­tire la reintegrazione (lei soggetti handicap-pati nella scuola comune.

PROGRAMMA DEL 1° CORSO DI ORTOFRENIA te­nuto a Milano nell’anno scolastico 1894-95 dal Goanelli-Cioni

Capitolo 1°

Definizioni e Classificazioni del cretinismo, idiozia, becillità e tardività di sviluppo intellettuale. Siatomatologia. Sintomi organipatici, fisiologici e psicologici. Cause della frenastenia. Diagnosi e Monografia del frenastenico. Capitolo Il°

Metodi speciali e principi generali dell’educazione dei frenastenici. Educazione del sistema muscolare. Educazione sensoriale. Attenzione e sua educazione, istinti e sentimenti. Ginnastica della parola. Disegno, scrittura, lettura. Nozioni e idee, nomenclatura. Grammatica pratica. Educazione della memoria. Conteggio. Educazione applicata, abitudini e attitudini.

Capitolo III°

Cura medica pei frenastenici. Cura morale. Dell’obbedienza e dell’autorità, del maestro. Comando immediato, mediato e negativo. Castighi, premi. Capitolo IV°

Igiene dei frenastenici. Temperamenti, età, sesso, abitudini. Malattie accessorie alla frenastenia. Il maestro. Eredità. Influenza degli agenti atmosferici. Dall’abitazione, vestimenti, dietetica. Idroterapia.   Escrezioni. Rilassamento generale.

Capitolo V°

Origine dell’arte d’istruire i frenastenici. Precursori: Itard, Belhomme, Esquirol, Ferrus, Falret, Voisin, Séguin. Educazione dei cretini – Guggenbuhl. Dei princi­pali istituti in Francia, Inghilterra, Germania e Ame­rica. Nuovi studi. Il primo istituto Italiano. Statistica dei frenastenici. Di un progetto di sezioni speciali per tardivi nelle scuole elementari dei Regno.

Misure educativo-correttive dunque, tecniche didattiche, prassi metodologiche e presuppo­sti sociali quelle del Gonnelli-Cioni, che non possono fai “sfuggire la richiesta della mas­sima efficienza e la manifesta volontà di ov­viare ad ogni tipo di discriminazione e di emarginazione, favorire nell’handicappato sen­timenti di fiducia nella vita, del vivere liberamente in società.

Esperienza e pagine di una esperienza ancora oggi attuali e, per gli adempimenti non as­sunti e non soddisfatti, capaci di farci arros­sire.

NOTA BIO-BIBLIOGRAFICA

Antonio Gonnelli-Cioni nacque a Firenze il 26 dicembre 1853. Educato dal padre, medico e uomo di profonda cul­tura, amico del Manzoni, compì gli studi classici pres­so gli Scolopi, dai quali passò all’Istituto degli studi su­periori.

Seguendo il consiglio del celebre istitutore don Giulio Tarra, si dedicò particolarmente all’istruzione dei sordo­muti. Gonnelli-Cioni diresse a Milano lo speciale isti­tuto per sordomuti, sostituendo al metodo «lei gesti quello dell’articolazione della parola e, sempre a Mila­no, seguì, nel 1874, il corso “il Metodo per l’educazione dei sordomuti. Specializzatosi tornò ad insegnare a Fi­renze nell’istituto P. Thouar (1876-79) e, successivamente, nell’Istituto Paterno (1879-81), al tempo stesso fondò e insegnò nell’Istituto per sordomuti in Firenze.

Dal 1882 al 1885 insegnò nelle scuole pubbliche di Fi­renze e, più tardi, prestò la sua opera come docente e direttore di istituti per sordomuti (Scuola per sordomu­ti di Firenze e Istituto Assarotti per sordomuti di Chiavari). Scienza e conoscenza assunte fino a questa data (1889) permisero al Gonnelli-Cioni di definire un programma pedagogico, di fondare e dirigere un istituto per frena-stenici a Chiavari (primo istituto per frenastenici in Ita­lia). Il numero dei frenastenici che si presentarono al le cure del suo insegnamento gli impose, solo dopo degli anni, di trasferirsi a Vercurago (Bergamo), in un am­biente più recettivo e strutturalmente più idoneo alle finalità tecnico-metodologiche che il Gonnelli-Cioni si era poste.

Tra tanta indifferenza e noncuranza per ciò che stava attuando, dovute alla sfiducia nei confronti del nuovo che capovolge programmi e rapporti, il Gonelli-Cioni trovò anche ampio plauso, dimostratogli attraverso numerosi riconoscimenti sia da parte di Atenei, di Socie­tà internazionali e nazionali, oltre che da parte del Go­verno italiano e del Ministero della Pubblica Istruzione, dal quale venne decorato con medaglia d’oro. Il Gonnelli-Cioni definì il suo metodo educativo speciale “ortofrenia”. Il Ministero della P.I. gli riconobbe la libera docenza in ortofrenia e lo chiamò all’insegnamento del primo corso di ortofrenia, tenutosi a Milano nel 1894-95. L’impegno culturale e scientifico del Gonelli-Cioni lo vede relatore a congressi internazionali e nazionali, mo­stre didattiche e conferenze. Solo una morte prematu­ra (8 febbraio 1912) poté interrompere il suo impegno morale e scientifico che oggi possiamo tuttavia ripercorrere con la lettura delle sue opere.

 

Conferenze sull’educazione dei frenastenici:

1889 – Sei conferenze sul tema: “L’educazione e l’istruzione degli idioti, imbecilli e tardivi”, Genova.

1890 (maggio) – Conferenza nella sala della Società Letture Scientifiche di Genova.

1892 (aprile) – Conferenza nella sala della Società dei professionisti, Bergamo.

1894 (maggio) – Conferenza nell’aula Magna del R. Li­ceo Beccaria di Milano.

1895 (settembre) – Conferenza nei Teatro di Sondrio.

Relatore a numerosi congressi tra cui:

1896 – Congresso Internazionale per l’Infanzia, Firenze.

1900 – Congresso per l’educazione fisica, Napoli.

1907 – Congresso Internazionale per l’Infanzia, Berlino. Il fondatore dei Primo Istituto dei frenastenici espresse i propri modelli tecnico-metodologici nella rivista L’ Ortofrenia. L’evoluzione dei suoi moduli educativi sa soggetti portatori di handicap può essere tratta dai suoi lavori:

1887 – Manuale per le scuole.

1888 – Per la Fondazione d’un Istituti d’idioti in Italia.

1890 – Primo Istituto Italiano dei frenastenici.

189″1 -Primo istituto italiano dei frenastenici. Cenni storici sull’Istituto e sul metodo educativo.

1892 – Dell’educazione dei fanciulli frenastenici.

1893- Primo istituto dei frenastenici (Rapporto annuale).

1896 – Educhiamo i fanciulli deboli di mente.

1898 – I fanciulli deboli di mente e la loro educazione (Estratto dal Trattato di ortofrenia).

1906 – I bambini tardivi in famiglia. Gli articoli pubblicati a favore del I° istituto per frenastenici in Italia e l’esaltazione dell’indirizzo scientifico-pratico del Gonelli-Cioni, apparsi in giornali e riviste italiane e straniere sono oltre ‘150.

Una Memoria del primo educatore dei deficienti in Italia è tracciata da Pietro Parise nel 1915 e una relazio­ne sul Pioniere della pedagogia emendativa si legge so­lo nel dicembre 1977 ad opera di Ettore Sornaga.

Da Rivista L’insegnante specializzato, 1/85.

ISFAR viale Europa 185/b Firenze, info@isfar-firenze.it www.isfar-firenze.it

[1]

1] Sebbene all’estero nel 1894 si contassero circa 90 istituti, in Italia quello del Gonnelli-Cioni era l’unico e nel 1895 all’interno di questo venivano prestate le cure solo a 37 frenastenici, l’uno su mille, e gli altri “Parzialità” ebbe a dire Macauso. “Ecco la dea crudele che regge gli uomini e la natura! La lotta di classe suscitata dall’orribile contrasto Ira la stermina­ta ricchezza e la povertà squallidissima, si rispecchia nella natura. Ricce e povero ecco la legge fatale dell’ umanità. Bello e brutto, dritto e sciancato, intelligen­te e idiota ecco quella  della natura. Su leggi, pesa sovrana la dea crudele: “Parzialità”.

[2]  Per un approfondimento cfr. G. Pesci, Handicappati e scuola in sette paesi europei, Armando, Roma, 1977.

[3] G. Pesci, Rieducazione e terapia, Bulzoni, Roma, 1982.

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