[pt_text text_align=”text-left”]

(SINTESI FENOMENOLOGICA – ESISTENZIALE)

[/pt_text]
[pt_text text_align=”text-left”]

Maria Grazia Dal Porto

[/pt_text]
[pt_text text_align=”text-left”]

Il fulcro della filosofia esistenziale è l’individuo solitario, interiormente isolato, centrato su se stesso; un individuo che si occupa, innanzitutto, della propria esistenza insicura e fragile, che vive con la certezza della finitudine e con l’eterna paura della morte e del fondersi nel nulla.

L’esistenzialismo, come suggerisce il termine stesso, studia l’esistenza umana attraverso l’esperienza, il vissuto dell’esistenza. Si occupa, dunque, dell’esistenza umana, ma soprattutto dell’esperienza dell’esistenza, considerandola qualcosa di interno che non diventa mai “oggetto”, dato che è impossibile contemplare noi stessi dal di fuori.

L’esistenza non si sottomette alla conoscenza razionale e l’unico modo di conoscerla è viverla (o riviverla nel qui ed ora, attraverso tecniche psicologiche adeguate) e descriverla.

Ci sono tanti modi diversi di vivere l’esistenza e tra di essi Kierkegaard ci descrive l’angoscia e la presenta come una supra esperienza alla base di ogni esistenza.

Il sintomo “patologico” dell’angoscia può essere collegato, secondo Kierkegaard, al sentimento di colpa che appartiene pure, al piano antologico dell’esistenza. La colpa, secondo l’esistenzialismo, potrebbe essere definita come la condizione dell’individuo, che rinuncia alla realizzazione delle sue potenzialità, l’angoscia, invece, può sorgere di fronte alla prospettiva di dover mettere in atto le proprie capacità potenziali. La colpa sarebbe la chiusura delle possibilità, il senso di colpa per non mettere in atto i propri talenti ricevuti alla nascita, e che abitano nell’io più intimo.

L’altra forma di colpa che è pure antologica riguarda il nostro rapporto con gli altri. Siamo nati per essere assieme agli altri, ma spesso questo rapporto con gli altri, viene deformato dalla percezione soggettiva che la nostra mente limitata, ha delle situazioni e degli affetti.

Il primo tipo di colpa antologica avviene nel mondo personale (eigenwelt) nel sistema tridimensionale che propone l’esistenzialismo, il secondo nell’area dei rapporti interpersonali (mitwelt), ma c’è un terzo tipo di colpa, legato all’ambiente o mondo biologico (uniwelt) che proviene dalla frattura che l’Universo ha colpa divenuta nevrosi quando la persona non. riesce a comprendere e gestire la natura antologica di essa, nel qual caso, potrebbe evitare il sorgere dei sintomifisicie psichici.

La colpa antologica è universale: tutti noi abbiamo una percezione soggettiva e deformata del rapporto con i nostri simili e nessuno di noi sviluppa, in primo luogo, le proprie potenzialità. Inoltre spesso non ci accorgiamo di quanto agisca su di noi la frattura, in costante aumento, che logora i nostri contatti con l’Universo.

L’angoscia non mira a qualcosa di determinato: essa si rivolge verso il mondo esterno, vissuto come ostile ed estraneo, un mondo che spinge l’esistenza verso la finitudine cioè verso il nulla. L’angoscia come vissuto minaccioso ed imminente del non essere affondale sue radici nella natura umana e nel suo essere nel mondo. Il concetto di angoscia è già implicito nel suo nome, che deriva dal latino “angustus“, stretto.

L’esperienza della ristrettezza, limitatezza, angustia, si localizza soprattutto nella regione cardiaca.

È come se nell’angoscia, le fossero strappati alla vita, l’aria da respirare e lo spazio per vivere. La vita che sempre è espansione, tendenza, sperimenta nell’angoscia un soffocamento, che è evidente nelle espressioni corporee, specie sotto la forma di tachicardie, di accelerazione del polso e tanti altri sintomi. C’è anche un’ angoscia vitale legata sostanzialmente alla corporeità che è finita. La consapevolezza della finitudine corporea, della disintegrazione. È una consapevolezza che porta all’angoscia vitale.

Nel mondo tecnificato e meccanizzato del presente, l’angoscia esistenziale si manifesta in modo sempre più patologico perché diminuisce ogni volta di più l’intensità dei legami che uniscono l’individuo al ritmo vitale dell’Universo.

La storia dell’umanità ci insegna come la persona, figlia dell’Universo, si allontani da esso e gli si opponga per dominarlo.

Mentre aumentano i successi in questo campo, diminuiscono le percezioni, i sentimenti di appartenenza al tutto e diminuisce, parallelamente, la possibilità di partecipare ai suoi ritmi. La persona diventa “eccentrica” rispetto all’Universo e alla sua vita, perdendo in larga misura l’unione Armoniosa con il mondo nel quale è inserita e che è la sua casa. Questa perdita aumenta l’angoscia esistenziale e porta l’individuo a sentirsi senza sostegno e senza dimora. L’angoscia esistenziale attuale, può essere compensata solo dal contatto con il proprio io profondo: è questo contatto che ci mette in relazione con le esperienze archetipiche che ci hanno preceduto e che ci offrono una sicurezza che non può essere trovata solo nel mondo esterno.

Possiamo identificare dunque un’angoscia “esistenziale”, un’angoscia “vitale” e una che potrebbe essere chiamata “intrapsichica”. L’angoscia “intrapsichica” non deriva direttamente dal nostro essere nel mondo, ma giace nella struttura profonda della nostra personalità.

Si manifesta ogni volta che l’individuo sente una discordanza interna, quando gli opposti, dentro di noi, non riescono a trovare un’ armonia. Questa angoscia ci indica che il ritmo della vita è stato alterato e, di conseguenza, tutta la nostra personalità ne risente.

L’angoscia più comprensibile è quella vitale. Il neonato è una creatura che, per lungo tempo, ha bisogno di essere curato, nutrito e protetto dall’ambiente che lo ha accolto. Arriva però il momento in cui deve abbandonare queste sue Sicurezze per far fronte alla propria vita, risolvendole difficoltà con le proprie forze e con la responsabilità personale. In questo momento può comparire quell’angoscia vitale che mette in disarmonia non solo le funzioni del suo corpo, ma che stimola anche il comparire sia dell’angoscia esistenziale, sia di quella intrapsichica. La patologia legata all’angoscia e alla colpa si rivela, si manifesta a livello di sintomi nelle aree corpo, mente e ambiente.

Dal punto di vista esistenziale l’angoscia e la colpa si differenziano dalla paura, che viene vissuta come una minaccia alla propria esistenza.

La paura può essere oggettivata, è una reazione, un’emozione primaria. L’individuo può guardarla, come spettatore, situandosi fuori da essa.

Quando si riescono a riconoscere e a gestire 1’angoscia e la colpa, ricordando le loro radici, non si provocano gli attacchi di panico così frequenti nei nostri giorni.

La Psicologia e la Pedagogia Clinica, hanno tra i loro compiti la prevenzione, e l’informazione, affinché la persona non debba vivere in un mondo individualista e solipsistico e possa, invece, mettere in atto le sue possibilità innate di essere, di conoscere e di fare. In tal modo il soggetto può ricreare ogni giorno la vita e l’esistenza in una società in costante evoluzione, con un senso profondo della sua singolarità, e del suo essere assieme agli altri nell’universo che gli ha dato la vita.

Ecco di seguito alcune consegne suggerite per metterci in contatto con la ricchezza profonda del nostro mondo simbolico.

Tramite quest’ultimo, attraverso ricordi ancestrali e archetipici, è possibile entrare in contatto con l’angoscia, la colpa e la paura, e allontanarle fantasie che ognuno di noi può avere al riguardo.

  1. l) Disegno Onirico (fogli 60×40 cm. circa, pastelli a cera, musica NewAge)
  2. a) – Delimita nel foglio un campo di lavoro, facendo una cornice dentro la quale, senza pensare, disegnerai, mentre pensi alla parola “angoscia”, quante lettere A, maiuscole, minuscole, stampatello, corsivo, la tua mano voglia disegnare. Unisci con i colori che desideri, e con le linee, rette e curve, le estremità delle A. Prepari così una trama, una rete.
  3. b) – In libertà, colora, disegna, metti di rilievo, le forme suggerite dalla trama. Puoi passar sopra le linee, disegnare sopra di esse le forme percepite o immaginate. Disegna, ricrea e metti in evidenziate forme concrete o astratte suggerite dalla rete.
  4. c) – Guarda il disegno, e permetti alla tua mano di disegnare sul nuovo foglio, in modo libero, qualcosa suggerito dal primo foglio.
  5. d) – Dai un titolo al secondo disegno.
  6. e) – Commenti, associazioni, analisi.

L’esperienza può essere ripetuta con la “C” di colpa, e la “P” di paura.

 

2) Il castello (sogno guidato)

Chiudi gli occhi. . . Assumi una posizione comoda. . . Respira profondamente dando un ritmo piacevole al tuo respiro. . . Davanti a te, compare un castello, è mezzogiorno, in una tiepida giornata di primavera. . . guardi il castello con attenzione, percepisci ogni dettaglio relativo alla forma. . . i colori. . . il luogo. . . È un castello sconosciuto. . . decidi di entrare. . . Tutto ciò che vedi, tocchi, . . . ascolti. . . senti. . . risuona nel tuo corpo. . . Osservi le stanze, i sotterranei. . . Immagina di essere il proprietario di quel castello. . . modifica ciò che vuoi modificare. Se incontri dei fantasmi, affrontali e smascherati. . . Se c’è qualcosa di sporco, puliscilo. . . Se ci fossero dei sepolcri, dei sarcofaghi, fà che vengano sotterrati all’esterno, dato che non è conveniente nutrire nella propria interiorità, l’angoscia della finitudine. Dentro di noi, dovrebbe rimanere solo il ricordo e il rispetto di ciò che è stato, e vissuto prima di noi. Se ci fosse disordine nella disposizione dei mobili e quadri, ristruttura tutto in modo funzionale al tuo presente. . . Riguarda ora il tuo castello, scopri i suoi luoghi più ricchi, preziosi e segreti. . . Riprendi contatto con le sensazioni fisiche che provi in questo omento. . . apri gli occhi e scrivi quanto la tua mano voglia scrivere al riguardo.

Commenti, associazioni, riflessioni.

 

3) Le maschere (fogli di 50×70 circa, pastelli a cera, musica NewAge)

  1. a) – Ascolta la musica, respira profondamente e, con i colori che desideri, permetti alla tua mano di disegnare liberamente una maschera che rappresenti l’angoscia. . . Disegna ora una maschera che rappresenti la colpa. . . Ora disegna una maschera che rappresenti la paura.
  2. b) – Guarda le tue maschere e scrivi una breve storia, suggerita dai disegni, che abbia un inizio, uno svolgimento e un finale.
  3. c) – Associazioni, commenti, analisi.

 

4) Il barattolo magico

Nel foglio che hai a disposizione fai un elenco delle tue paure o di alcune delle cose che ti fanno paura. Puoi essere assolutamente sincero, perché il foglio sarà solo tuo.

Adesso siedi, chiudi gli occhi, ascolta la musica. Immagina adesso un barattolo di vetro. . . guardalo con attenzione. . . mettilo accanto a te. Rivedi adesso nella tua immaginazione, le tue paure, le cose che ti fanno paura.

Piano, piano queste paure assumono una forma o più forme concrete, si trasformano in uno o più elementi concreti. Ora questi elementi, oggetti o cose concrete, incominciano a diventare piccoli, più piccoli, ancora più piccoli finché tu riesci a metterli dentro il barattolo. . . man mano che diventano piccoli, tu li metti nel barattolo. . . Adesso chiudi con cura il barattolo e agitalo bene. . . Nel frattempo le cose che hai messo dentro il barattolo e che ti facevano paura, cominciano a trasformarsi fino a divenire altre cose che ti aiuteranno a sconfiggere le paure.

Apri il barattolo, rovescialo sul tavolo e osserva in quali elementi, oggetti o cose si sono trasformate le tue paure. . . Guarda quegli elementi con attenzione.

Ci sono due possibilità:

1) – Apri gli occhi mantieni questa esperienza dentro di te, e incomincia se vuoi a condividere con tutti noi questa tua esperienza.

2) – Nel foglio che hai a disposizione disegna e colora gli oggetti che hai visto.

(Dopo associare)

 

5) Il diamante

  1. a) – Chiudi gli occhi. . . immagina un diamante, guarda tutte le sfaccettature luccicanti, guardalo nel suo insieme, guarda la perfezione di questa forma, lasciati pervadere da questa bellezza. La parola “diamante” deriva dal greco “Adamas” che significa “invincibile”. Identificati con questo diamante mettiti in contatto profondo con te stesso, c’è in te, nella tua profondità una parte invincibile, inattaccabile dal buio, dalle paure, dalle insicurezze, dalle ombre del passato e dalle incertezze del futuro. . . dalle angosce e le colpe. . . Immagina un dialogo tra le tue paure, insicurezze e il diamante.

Permetti loro di esprimersi liberamente. Permetti al diamante di essere vivo e presente in te mentre riprendi contatto delle tue sensazioni apri gli occhi. . .

  1. b) – Scrivi quanto la tua mano voglia scrivere al riguardo.
  2. c) – Commenti, associazioni, analisi.

Bibliografia

  1. l) P. Lersch, La estructura de la Personalidad, Scientia, Barcellona, 1966

2) S. Kierkegaard, El concepto de Angustia, Ed. Espasa Calpe, Madrid, 1966

3) I. Lopez, La Angustia Vital, Ed. Paz. Montalvo, Madrid, 1970

4) N. Abbagnano, Storia della Filosofia, Volume III, Ed. Torinese, Torino, 1966

In Rivista Pedagogia Clinica – Pedagogisti Clinici, 4, lug-dic 2001

ISFAR viale Europa 185/b Firenze, info@isfar-firenze.it – web: www.isfar-firenze.it

[/pt_text]