Diritti di proprietà intellettuale

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La campagna promossa dal Governo Italiano per informare e rendere riconoscibili i diritti di proprietà intellettuale, Intellectual Property Rights (IPR), sostiene l’innovazione e la capacità competitiva delle imprese, dando così al consumatore l’opportunità di avere garanzie per diritti acquisiti attraverso la brevettazione e la registrazione UIBM.

Il valore delle opere dell’ingegno riconosciuto dal Governo Italiano è un grande riconoscimento a tutte le Scuole di formazione che come l’ISFAR si sono accanite per garantire con marchi e brevetti i risultati di una costante ricerca e sperimentazione con cui si distinguono per l’unicità del loro contenuto scientifico e formativo, una conoscenza che ha assunto il ruolo di fattore produttivo dominante.

Il capitale intellettuale costituisce il vero attore dell’innovazione sostenuta da professionalità, conoscenze e capacità organizzative, e sostanziato da persone che pensano, desiderano, sperano, lottano, soffrono e che costruiscono i propri destini e quelli dell’organizzazione a cui appartengono e delle persone a cui si rivolgono per soddisfare le loro necessità. Scuole che formano professionisti i quali, coerenti con l’avvento del nuovo capitalismo intellettuale ad alta densità di intelligenza e professionalità, rappresentano il proprio destino nell’organizzazione della propria associazione o del proprio ordine professionale.

Ogni Scuola di formazione ha l’obbligo di impegnarsi nella ricerca ed offrire alla comunità professionisti capaci di dare risposte adatte agli stati di necessità della persona, oltre che orientare sui rispetti, i limiti e i distinguo fra le competenze delle diverse professioni.

La correttezza, l’onestà e la deontologia professionale si impongono, e non sono tali se invece si applicano metodi che si leggono in libri scritti da altri, se si utilizzano strumentari costruiti per altri specialisti, o se addirittura si utilizza un lemmario “preso in prestito” da altre professioni.

Un modus operandi di chi, confuso, non fa ricerca e ancor meno sperimentazione, e spesso non ha ancora afferrato la distinzione tra educazione, rieducazione, riabilitazione e terapia.