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ALBERTO BERMOLEN MARIA GRAZIA DAL PORTO LUCIA MORETTO[/pt_text]

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Uno sguardo alla storia

Il disegno può essere definito come rappresentazione di figure e oggetti nello spazio, ottenuta con un insieme di linee, punti, macchie… e colori.

È una realizzazione artistica. Così viene considera­to e inteso da determinate correnti di gusto; per esempio, il Romanticismo ripropone il valore dell’o­pera d’arte nell’immediatezza della traduzione gra­fica di una idea più che nella elaborazione tecnica di un concetto.

Il disegno rientra nell’attività pittorica. Può rappre­sentare il primo movimento di una pittura o costituire un’opera in sé finita. Ci occuperemo di questo secondo aspetto: sintesi di proiezioni e identifica­zioni, messe nello spazio, per diventare un insieme espressivo-artistico.

1) L’atemporalità dell’essere attraverso la pittura dell’uomo preistorico

La pittura delle popolazioni primitive, nella preistoria, raggiunge spesso espressioni di grande perfezione. Il complesso mondo animista del primitivo trova una sua forma, un suo ultimo ordine, che nell’espressione rivela un valore universale, tanto pro­fondo quanto quello dell’opera di un grande artista moderno. Il primitivo, nelle sue opere, tende a fis­sare un momento spirituale e a portarlo fuori del tempo, trasmettendoci l’espressione assoluta di quel momento, che diventa spinta per il « divenire », per il «progredire ».

Queste rivelazioni pittoriche comprendono in sé tutti i tempi: quelli trascorsi e quelli da venire. Ogni espressione pittorica è arte quando svela e fissa un frammento dell’infinito che dimora nell’essere. Non c’è nell’arte dei primitivi nessuna ricerca consape­vole di bellezza, tuttavia la forma dei vari animali, i rapporti dei loro movimenti, sono sentiti con tale intensità e con tale potenza di sintesi da diventare opera d’arte.

La tecnica più semplice e antica della rappresen­tazione pittorica è il disegno realizzato con la punta del dito su una superficie morbida (argilla della grot­ta di Gargas in Francia).

I numerosi reperti della pittura paleolitica (tra i più celebri gli esemplari delle grotte di Altamira e di Lascau), mostrano, da una parte una gran varietà di tecniche, dal graffito alla pittura a tocchi, dall’altra un significato magico-rituale.

In queste raffigurazioni magiche gli uomini delle ca­verne hanno dipinto nel fondo di vaste grotte gli ani­mali, che erano di solito loro prede, bisonti e cavalli selvaggi, per impadronirsene idealmente.

Quest’arte sorge da un umanità che possiede un linguaggio rudimentale, che ignora ogni forma di scrittura, che si veste di pelli, ma che ha trovato una sua espressione completa. L’immagine del bison­te di Altamira, ci comunica un valore assoluto di for­za potente e disperata, tutta chiusa in un « io » che difende la propria esistenza carica di vitalità. Que­ste pitture non vogliono essere espressioni d’arte intese ad abbellire l’interno delle grotte. Le raffigurazioni appaiono nella parte più profonda delle ca­verne, dove sicuramente venivano riposte le armi e le prede. Pur non essendoci una consapevolez­za dell’espressione artistica, l’intensità dei sentimenti porta a manifestare un insieme forte, agile e armo­nioso, composto in unti’forma unica, ora solidamente ferma, ora in un folte movimento, con colorazione che varia su due toni di nerastro, con effetti di chia­roscuro raggiunti e con assoluta coe­renza tecnica.

L’arte, sempre attuale, dei primitivi ci insegna ad esprimere e riconoscere il nostro mondo interiore, sempre diverso e cangiante. Ci illumina sulle possi­bilità di DIRE con forme e colori, non con parole. Ci fa comprendere come la pittura sia un linguag­gio che ha una precisa capacità di comunicazione e di espressione attraverso forme e colori riccamente e mai casualmente disposti nello spazio. Se noi sappiamo tanto degli Egizi e poco degli Etruschi è perché i primi hanno testimoniato di sé con le im­magini, i secondi hanno lasciato soprattutto testimo­nianze scritte.

2) La pittura imitativa dei Greci

Gli antichi Greci non dubitavano minimamente che la pittura fosse essenzialmente un’imitazione di for­me naturali. Vedevano un pittore tanto più grande, quanto maggiore era la sua capacità tecnica di imi­tazione.

La pittura greca, priva dei valori magico-religiosi, che diedero impulso all’arte delle culture precedenti, si fonda sul concetto di mimesis l’imitazione della natura. Con l’ellenismo si affermarono generi nuo­vi: la natura morta e il paesaggio. Quando i Greci parlarono di arte come imitazione della natura, si­curamente intendevano raccogliere sotto questa definizione generica, una concezione estetica più ricca. La consideravano, implicitamente, un’espres­sione dello spirito, a cui l’artista giungeva coorti  rionale tra loro una serie di forme naturali, accolte e sentite in una loro realtà oggettiva, universalmente riconosciuta. Sapevano che non si trovava di un’imitazione, nel senso assoluto della parola, non ignoravano che la personalità dell’artista era pre­sente, ma vedevano la sua grandezza nella capacità di creare un proprio monde, facendolo vivere nei clima di una realtà universale.

3) L’era post-fotografica

L’arte pittorica continua, nei secoli la sua evoluzione ma, dopo la diffusione dell’arte fotogra­fica, la pittura recupera la pienezza delle sue pos­sibilità espressive e può distaccarsi totalmente dalle forme naturali. Il pittore, se lo desidera, può dipin­gere mostrando un mondo che non obbedisce ad una logica imposta, ma che può avere una sua pro­pria

Il Surrealismo e la pittura metafisica si possono considerare come la possibilità di giungere ad una sintesi di tutte le capacità umane di creare espressioni. Un’insieme di arte e di vita, che comprende tutte le passioni, i sentimenti, le idee. Il mondo dell’inconscio riaffiora ma con piena consapevolezza. Il pensiero estetico e lo spirito dei pittori, a partire soprattutto dagli ultimi anni del secolo scorso, orienta ad espressioni sempre più personali, fino a giungere alla pittura più astratta. L’artista compone come un musicista compone suoni, secondo modu­li di armonia intesi a creare ed esprimere stati d’animo.

A questo punto cruciale della cultura sentiamo, co­me nell’epoca preistorica, il bisogno di dar forma, di svelare, ulteriori contenuti primordiali che, della nostra interiorità più profonda, spingono per venire alla luce, perché possiamo afferrarle, conoscere, fissarli e permettere loro di guidarci in questo ve ampliamento di coscienza.

Il disegno in Psicopedagogia

 

1) Il disegno proiettivo

Ogni persona  ha la capacità di comunicare con espressioni grafiche il proprio mondo interiore. I  sentimenti, le fantasie, le sensazioni sono depositate nella profondità dell’Io, soprattutto sotto forma di immagini. Il disegno proiettivo stimola l’espres­sione di queste immagini. Attraverso la rappresentazione grafica avviene l’espressione in modo più diretto e con minor controllo da parte della censura mentale. Inoltre il disegno non dipende da fatto­ri linguistici il suo esprimersi con forme e colori, lo rende particolarmente adeguato nei casi in cui la verbalizzazione è ostacolata.

I bambini piccoli non solo gioiscono mentre dise­gnano, ma esprimono, con il disegno, anche il loro desiderio di imparare a gestire in modo attivo le realtà fisiche, emotive e sociali, che si presentano du­rante la crescita e l’adattamento sempre in continua evoluzione.

Le persone con incompletezza o imperfezione espressiva linguistica, qualsiasi sia la loro età, manifestano anche nel disegno, non solo i conflitti, ma anche questa desiderio di apprendere modi diversi di comunicazione, di adattamento e di crescita. Aspirano ad imparare a gestire e modificare una realtà che altera, qualitativamente e quantitativamente, la loro espressione verbale.

La proiezione grafica offre la possibilità, di creare successive forme di identificazione in un’espressione personale. Possono sperimentare, mentre dise­gnano, un contatto significativo con la propria interiorità.  Hanno una possibilità concreta di espansione del proprio io, come risposta a percezioni teme ed esterne significanti. Attraverso il disegno si raggiunge un alto livello di comunicazione, cioè si rivela l’esperienza fisica, cinestesica. intellettuale ed emozionale, oggettivata con forme e colori nello spazio. Si rappresenta una sintesi di sentimenti e di esperienze esterne. Più un’e­sperienza è sentita, più intimo è il grado di comunicazione.

In pedagogia il disegno proiettivo viene adoperato anche per il suo valore catartico. Non occorre analizzarlo capirlo, svelare il significato dei simboli.

Il solo fatto di disegnare mette in atto profondi mec­canismi di proiezione e di espressione, che portano ad elaborare nuove possibilità di crescita, prescindendo dalla conoscenza formale del come e del perché quel disegno è stato fatto in questo mo­mento. La spiegazione o la lettura che il soggetto fa delle sue opere è importante e sufficiente.

 

 

Evoluzione delle capacità autoespressive

Le esperienze sensoriali, materie e ogni altro modo di percepire la realtà interiore ed esterna, costituiscono un supporto per l’espressione artistica sia per un bambino, sia per un adulto.

 

Dai 2 ai 4 anni

Le prime vocalizzazioni del bambino prendono for­ma di scarabocchio verso i diciotto mesi. Questa prima espressione lo condurrà poi al disegno e alla parola.

I primi scarabocchi hanno l’intenzione di rap­presentare qualcosa, me alla loro base c’è uno svi­luppo fisico e psicologico.

Verso i 2 anni inizia ad avere un controllo visivo sui propri scarabocchi, perché scopre il rapporto tra le sue braccia e il tracciato sulla carta. Incomincia così a sentire la rappresentazione grafica come un mezzo di espressione di sé.

Dai 4 ai 6 anni

Il bambino va dallo scarabocchio alla prima rappresentazione figurativa, passando dalla conquista del­la linea.

Il disegno ha lo scopo di manifestare ed affermare l’io. Comincia la creazione cosciente della forma. È l’inizio vero e proprio della comunicazione grafica. Mentre faceva lo scarabocchio, l’attività principale era quella cinestesica. Ora cerca di stabilire un rapporto con ciò che ha intenzione di rappresentare. Verso, i 4 anni fa delle forme riconoscibili, anche se per lui è difficile decidere che cosa rappresentano. Verso i 5 anni sono sempre riconoscibili case, al­beri, persone. A 6 anni le figura è evoluta fino a co­stituire dei disegni di facile riconoscimento con un significato. Durante questo stadio il bambino cerca sempre concetti nuovi da rappresentare, la persona che disegna oggi, sarà diversa da quella di doma­ni e lo stesso avviene con le case, gli alberi.

In questo periodo, in genere, c’è poco rapporto tra il colore scelto e l’oggetto rappresentato. Una don­na può essere gialla o rossa o blu. Dipende soprat­tutto dalle sensazioni risvegliate dal colore, più che dalla forma che colorerà, anche se si possono sta­bilire dei rapporti affettivi tra colore e forma. A que­sta età il bambino,, in genere, ama adoperare il colore a suo gusto. E importante non interferire nella sua espressione. Una continua sperimentazione gli permetterà di stabilire una corrispondenza tra co­lore e affetto e l’organizzazione armonica del colore. Concepisce lo spazio soprattutto in relazione a se stesso e al proprio corpo. Disegna ciò che lo cir­conda in modo disordinato e anche i suoi commenti tendono ad essere disordinati.

I bambini sono diversi l’uno dall’altro, per ambien­te, per livello di maturazione biologica e fisiologica, ma tutti sono curiosi e desiderosi di esprimersi e so­no felici quando riescono a farlo.

Dai 6 ai 9 anni

In questo periodo il bambino è più sensibile all’at­teggiamento dell’adulto, lo sente, come spettatore, e soprattutto come interlocutore, con il quale non solo è possibile la comunicazione attraverso il disegno, ma è anche auspicabile.

Dopo tanta sperimentazione il bambino riesce ad avere un concetto definito della persona umana e del suo ambiente. La prima scoperta durante que­sta tappa è l’esistenza di un ordine nello spazio, anche se non c’è ancora la coscienza della rappre­sentazione di uno spazio tridimensionale. Il bisogno di comunicare lo porta a rappresentare, attraverso una serie di disegni, le cose che gli interessano (giochi, passeggiate, fiabe…).

Ogni bambino sviluppa, di solito, con il colore un rapporto personale determinato dal tipo di contatto visivo ed emotivo.

In questo periodo nasce anche l’interesse peri collages, per la costruzione di maschere e burattini e per altre manualità artistiche.

E importavate far sentire ai bambini di questa età che il disegno proiettivo non ha le esigenze del disegno legato alla realtà oggettiva. Quest’ultimo è più scien­tifico e descrittivo, richiede il rispetto di convenzio­ni che occorre seguire perché la comunicazione sia chiara. Il primo ha come scopo la manifestazione del mondo interiore. Ciò permette ai bambini di esprimere, in modo socialmente accettato i propri sentimenti di ansia, paura, rabbia. Cosi può capire che si può fare un LISO costruttivo della propria si­tuazione emotiva.

Dai 9 ai 12 anni

Una caratteristica importante di questo periodo è la scoperta che il bambino fa di essere membro di una società. Esiste una forte coscienza del gruppo, dell’amicizia, anche se il superamento del pensie­ro egocentrico è un processo lento.

Gioisce con i colori ed è tanto più sensibile alle dif­ferenze e somiglianze. Potrà essere incoraggiato, in classe, a riconoscerle sempre di più per mezzo dell’esplorazione diretta di oggetti e di elementi della natura.

Applicazioni pratiche

La musica è il sottofondo ideale mentre si disegna. Ha un notevole valore induttivo e riesce a creare un’atmosfera distensiva ed accogliente. Questo fa­vorisce l’emergere di immagini cariche di contenu­ti profondi.

In arte non ci sono compartimenti isolati ed ogni for­ma di espressione può indurre o rialimentare un’altra.

Per colorare si adoperano i pastelli a cera, per la loro malleabilità e morbidezza.

È indispensabile che i fogli non abbiano segni di piegature perché ciò induce la proiezione.

Il riscaldamento

l’atteggiamento non direttivo ed accogliente dell’in­segnante contribuirà ad ottenere un’atmosfera che facilita l’espressione spontanea. Ai bambini più pic­coli ogni esercizio sarà presentato sottoforma di gioco.

Un riscaldamento introduttivo è conveniente. Attiverà la sensibilità degli allievi e le loro capacità senso-motorie. Il riscaldamento è utile a prescindere dall’età degli allievi, siano bambini, adolescenti o adulti. Sarà l’insegnante che, secondo il proprio cri­terio e tenendo conto delle tappe evolutive, selezionerà gli esercizi.

L’esercitazione cinetica e multisensoriale del riscal­damento, non solo attiva la sensibilità artistica del bambino, ma favorisce l’espressione della sua in­telligenza. Rousseau, anticipando il nostro tempo, diceva nell’« Emile per imparare a pensare, oc­corre esercitare le nostre membra, i nostri sensi, i nostri organi, che sono strumenti della nostra intel­ligenza »… « il bambino non riceve idee, ma imma­gini.., egli ritiene suoni, figure, sensazioni e rara­mente idee.., tutto il suo sapere è nella sensazio­ne… la prima ragione dell’uomo è una ragione sen­sibile: i nostri primi insegnanti di filosofia sono i nostri occhi, le nostre mani, i nostri piedi… ».

Esercizi di riscaldamento

 

Stimolazioni motorie e vocali

Camminare seguendo il ritmo suggerito da una musica.

Muovere ogni parte del corpo, piegando le artico­lazioni prima, poi eseguendo movimenti larghi di espansione del corpo mentre camminano. Imitare con le braccia il volo di un uccello, mentre camminano.

Camminare e contemporaneamente vocalizzare, pronunciando una vocale per volta e accompagnando i suoni emessi con movimenti da essi suggeriti.

Scoprire mentre camminano le possibilità di ondeg­giare, scuotere il corpo.

Stimolazioni sensoriali

 

Stimolazioni tattili

Stimolare il tatto con sfumature di sensazioni di­verse.

Toccare superfici morbide, rugose, dure…

Toccare stoffe di diversa consistenza e colore. Toccare oggetti caldi, freddi…

Toccare i propri indumenti; riconoscendo le dif­ferenze.

Toccare sabbia, terra, farina…

Toccare carta vetrata di diversa grana.

Manipolare diversi tipi di frutta riconoscendo le dif­ferenze, per esempio tra la buccia rugosa del me­lone, e quella liscia del cocomero, tra quella di una noce e quella di una castagna…

Stimolazioni visive

Rintracciare punti, linee rette, figure geometriche co­stituite da linee rette.., presenti nell’aula. Rintracciare linee curve, negli oggetti o mobili pre­senti nell’aula.

Distinguere nell’aula oggetti grandi, piccoli e medi.

Guardare dentro un caleidoscopio.

Mostrare delle carte o pezzetti di legno di tanti co­lori, poi riunirli a seconda del colore.

Scoprire oggetti familiari disegnati con forme leggermente mimetizzate. Ecc. Ecc.

 

Stimolazioni uditive

Far ascoltare registrazioni di suoni o rumori familia­ri differenti: il riso di un bambino, il canto degli uc­celli, il rumore di un camion che passa, la pioggia che cade, la grandine… Variando i volumi.

Far ascoltare registrazioni di canzoni infantili e rotondi con volume alto, medio, basso.

Registra, re voci in una cassetta e cercare di riconoscerle (E interessante registrarle in classe).

Far suonare delle scatolette contenenti cereali, al­tre chiodi, sassi.., e percepire le differenze.

Stimolazioni gustative

Concentrarsi sul sapore reale della cioccolata, dei biscotti, del panino, della frutta…

Percepire la differenza tra dolce e amaro, caldo, tie­pido, freddo, insipido, salato…

Parlare dei sapori della cucina.

Tantissime altre stimolazioni gustative sono interessanti.

Dipende dalla possibilità di avere a disposi­zione cibi caldi, freddi, formaggi diversi, frutta fresca, frutta secca, creme diverse da poter assag­giare col dito…

Stimolazioni olfattive

Sentire il profumo di erbe aromatiche e spezie.

Sentire vari profumi di fiori freschi.

Sentire vari profumi in estratti o acqua di colonia.

Sentire l’odore della cioccolata, caffè, pane, bi­scotti…

Sentire in modo non selettivo odori e profumi vari.

Nascondere oggetti o prodotti profumati che gli lievi dovranno trovare.

Parlare di odori spiacevoli o tossici.

Ad occhi chiusi riconoscere dal profumo oggetti, cibo…

Stimolazioni del senso dell’equilibrio

Battere il pavimento con un piede, poi con l’altro. Mantenere il tallone sollevato. Portare il peso su un piede, poi sull’altro. Camminare un po’ sui talloni, un po’ sulle punte, un po’ con le dita dei piedi ad artiglio.

Prendere un piede per la caviglia, portarlo indietro, cercare di mantenersi in equilibrio in questa posi­zione, saltare, girare su se stesso un po’ da una par­te un po’ dall’altra.

Mettersi a quattro zampe sperimentando posizioni diverse (piedi e mani, ginocchia e mani, cammina­re in avanti, indietro, di lato…).

In piedi, prendere il piede destro con la mano de­stra, portandolo dietro, piegando il ginocchio, abbassarsi per raccogliere un fazzoletto posto sopra una sedia. Cambiare gamba.

In piedi, alzare il ginocchio fino a toccare la fronte, abbassando la testa. Cambiare gamba.

Due alunni di fronte, no imita le posizioni dell’al­tro, alternandosi.

 

Consegne di esercizi

Sperimentare

(Musica di sottofondo, occorrono circa quindici fo­gli 30×20 per ogni allievo).

Ognuno prende una quindicina di fogli e i pastelli a cera. Ad ogni azione suggerita cambiano il foglio e il colore.

Muovere la mano come se il pastello fosse:

— un uccello che vola più volte sopra il foglio e la­scia le tracce dei suoi voli.

— una formica che cammina sul foglio lasciando le tracce.

— una frusta che riempie il foglio di tracce.

— un trattore che cammina sulla caria.

— una mano che accarezza…

— una cavallo che galoppa…

— una motocicletta che corre…

— un serpente che striscia…

la lingua di un gatto…

— grandine che cade sul foglio.

— ecc.

— pensare a qualcosa che si muove e permettere al pastello di diventare quella cosa che lascia la sua traccia sul foglio. Dopo scegliere le impronte che piacciono di più e riprodurle su un foglio solo.

Scegliere poi le impronte che piacciono di meno e riprodurle in un altro foglio.

Infine commentare il lavoro fatto, esprimere le sen­sazioni provate.

Dialogo disegnato

(Musica di sottofondo) Un grande foglio (1,50 x 80 cm. circa). A coppie se­duti uno di fronte all’altro, il foglio in mezzo e i colo­ri vicini. Guardarsi fino a sentirsi in contatto, osser­vare la carta e prendere coscienza che quel foglio appartiene a tutti e due, che è uno spazio comune. Disegnare entrambi sul foglio, liberamente, comu­nicare attraverso linee, forme, colori, senza parole. Le possibilità di questo dialogo sono illimitate. (Potranno avvicinarsi, mantenersi lontani, condividere io spazio con una linea, chiedere più spazio, esigerlo, coprire quello che l’altro fa, collaborare, spingerlo in un angolo, ignorare l’altro…).

Seguono i commenti e lo scambio di pareri sull’o­pera e sulla comunicazione grafica, sulla percezione del territorio, sul piacere di fare qualcosa insieme, ecc.

Si può successivamente cambiare il compagno e ripetere il processo, l’interazione potrà essere diver­sa da persona a persona.

Disegno, suono, movimento

(Musica di sottofondo, fogli di varie misure)

Senza pensare, iniziare facendo qualsiasi segno con i colori sul loglio: scarabocchi, linee morbide, linee rette, forme colorate che esprimano sentimenti di tenerezza, gioia, rabbia, tristezza, amore, ecc.

Mentre si disegna incominciare ed emettere suoni che in qualche l’nodo rappresentino quelle forme (C’è una sincronizzazione dei ritmi vocali con quelli visivi). Poi alzarsi, muoversi in modi vari esprimen­do il disegno.., fare qualsiasi movimento, in piedi o per terra, che sia espressivo delle forme e dei co­lori disegnati e vocalizzati. (C’è comunicazione con forme visive, suoni e movimenti, con emissione e ricezione di messaggi).

Commenti in gruppo, si può chiedere ad ognuno di mostrare i disegni e riprodurre i suoni e movimenti relativi.

Il fiore che mi rappresenta

(Musica di sottofondo, fogli 40×60 cm. circa) Disegnare un fiore con tanti petali. Ogni petalo, colorato liberamente, rappresenta una delle caratteristiche principali del soggetto.

Commenti.

Eventualmente si può disegnare un altro fiore, che può non essere !o stesso, con le caratteristiche che si verrebbe sviluppare.

Dal movimento al disegno

(Foglie grande di 1,50×80 cm. circa)

Ascoltare brani musicali che inducono emozioni diverse, incominciare a muoversi nello spazio… Poi disegnare liberamente sul foglio.

Commenti.

 

La scatola

(Musica di sottofondo, fogli 40×60 cm.)

Disegnare una scatola nell’angolo superiore sinistro del foglio… Cosa c’è dentro? Disegna ciò che la scatola contiene.

Commenti.

Io e i miei affetti

(Musica di sottofondo, fogli 40×60 cm.)

Disegnare un piccolo cerchio in centro che rappre­senta il soggetto, colorarlo e mettere il nome. Attor­no ad esso, alla distanza che si desidera, le persone del proprio ambiente quotidiano, colorando in mo­do diverso ogni cerchio e aggiungendo il nome accanto.

Commenti.

 

Autoritratto in gruppo

(Musica di sottofondo, fogli 40×60 cm.)

Seduti in cerchio, il foglio davanti firmato in basso in un angolo.

Il soggetto esprime in modo simbolico, attraverso una forma geometrica, tratto, linea o macchia, qual­cosa che manifesti qualche sua caratteristica fisica o di personalità. Il foglio passa alla persona alla si­nistra e ognuno aggiunge qualche tratto, linea o forma che esprima qualche aspetto della persona che ha firmato il foglio. Il foglio ritorna alla persona che lo ha firmato con il contributo di tutto il gruppo. Il ritratto si considera finito al primo o al secondo giro a seconda del numero dei partecipanti.

Commenti.

Dattilopittura

Dai tempi più remoti l’uomo ha adoperato le pro­prie dita per dipingere, ma solo in questo secolo la dattilopittura è diventata strumento pedagogico. Le pitture digitali consistono nell’applicare con la mano nuda delle pitturo, atossiche ed ipoallergiche, su un foglio di carta. Il soggetto proietta così parti di sé e reagisce di fronte alla proiezione. È uno stru­mento poco strutturato, che suscita di per sé dei processi associativi molto liberi. La scelta dei colori è stimolante dal punto di vista emotivo. Questa tec­nica può essere adoperata a qualsiasi età e qual­siasi sia la capacità intellettiva del soggetto.

La carta adoperata non deve essere assorbente e possiamo suggerire la misura di 60×40 cm. Può essere bianca o a colori, per stimolare proiezioni di­verse. Si usa musica di sottofondo. La consegna può essere: dipingere, giocando con le dita o con la mano o con ambedue le mani ha modo alterno o simultaneo. La mano ha un grande valore sim­bolico, dato che accarezza, lavora, gioca, punisce… Può risvegliare associazioni diverse dalle dita. Nel processo di dipingere con le dita e le mani abbia­mo movimenti e azioni diversi:

—  Macchiare, è il movimento più primitivo, è un’a­zione inabile e indiretta dei grandi muscoli. Quanto pio ingegnoso è il soggetto, meno macchia.

—  Strofinare: consiste nei cancellare con la mano, in su, in giù, a destra o a sinistra, o in cerchio. Rappresenta uno stadio superiore, può essere considerato un macchiare indotto o diretto. È un movimento positivo quando ci mostra la mente mentre dirige la proiezione. Quando c’è ecces­so di tensione interna lo strofinare è caotico.

—  Scarabocchiare: consiste nel movimento isola­to del dito, che agisce come se fosse una mati­ta. Non è un movimento molto adeguato alla dattilopittura, quando è adoperato in eccesso, perché è imitativo della matita.

—  Spingere: consiste in una serie di movimenti che possono avere il significalo di accettazione o rifiuto.

—  Accarezzare: consiste nel battere leggermente sul foglio col palmo della mano e con le dita. Può riflettere il desiderio di accettazione di qualcosa.

—  Schiaffeggiare: consiste nell’esprimere collera, antagonismo, inadeguatezza…

—  Graffiare: consiste in una serie di movimenti che si fanno con tensione delle prime articolazioni delle dita. Possono essere uno stimolo per esprimere sulla, carta, emozioni che si sono risvegliate.

—  Pizzicare: viene fatto con i polpastrelli, è un mo­vimento che può esprimere insofferenza, rabbia, noia.

—  Ritmo: nella pittura eseguita con le dita, il ritmo è l’abilità di ripetere un determinato movimen­to, d’accordo ad uno schema temporale.

Nel processo dell’esprimersi con le mani e le dita, il soggetto stabilisce una comunicazione pre- o ex­tra verbale, attraverso il suo comportamento ed i suoi simboli.

Il soggetto darà un titolo alla pittura finita. Potrà poi fare commenti, raccontare cosa ha dipinto, inven­tare una storia prendendo spunte dalla sua opera. È. conveniente l’uso della musica come oggetto in­termedio induttore.

Il tema della pittura può essere suggerito dall’inse­gnante o indotto dall’ascolto della musica, o venire dal movimento.

Due compagni possono lavorare su un foglio, il gruppo può lavorare assieme dipingendo liberamente su un grande foglio per scenografia.

Per le ragioni esposte è una tecnica espressiva ade­guata nei casi di disturbo del linguaggio.

2) Disegno onirico

Il disegno onirico è un modo di ispirazione che na­sce, come il sogno, dal nostro mondo interiore, in modo automatico, involontario, naturale.

Nella storia dell’arte troviamo Arcimboldo, Bosco, Brueghel e ai nostri témpi soprattutto Dall, che han­no il sogno come modello di composizione.

Nel disegno onirico compaiono i meccanismi tipici del sogno (Freud). Abbiamo:

li contenuto manifesto è il disegno scenificato;

il contenuto latente è l’aspetto o significato profondo del disegno, manifestato in simboli;

la concretizzazione nel disegno è rappresenta­ta dalle idee, i pensieri, i sentimenti manifestati con immagini concrete;

— la condensazione: unione di una o più idee o sentimenti in una sola immagine;

— lo sdoppiamento: opposto della condensazione, separazione di un’idea o sentimento in più  immagini;

— la simbolizzazione: rappresentare attraverso sim­boli le idee, i pensieri e i sentimenti;

lo spostamento: un elemento è sostituito da un altro, per esempio un uccello può rappresenta­re una persona. Gli elementi costitutivi del sogno sono gli stessi del­la mitologia e del folklore. Nel disegno onirico, at­traverso la consegna, vengono stimolati gli stessi meccanismi e la produzione avviene in modo invo­lontario, automatico, dando così la possibilità ad importanti contenuti psichici di manifestarsi.

Herbert Read, nel suo libro « Immagine e idea », de­finisce gli automatismi come la semplice messa in atto dei riflessi proiettivi fatti scattare da stimoli ade­guati, che favoriscono la proiezione. Nel nostro ca­so sono la consegna e la musica.

Ogni essere vivente, vegetale, animale o umano, ha la memoria della specie, alla quale appartiene, e dell’ambiente caratteristico che l’ha circondato. Così, una semplice consegna mette in atto un pro­cesso profondo che si manifesta attraverso imma­gini simboliche.

 

L’espressione onirica e l’automatismo nel tempo

L’automatismo si trova in tutta la storia dell’arte, dall’uomo delle caverne ai nostri giorni, consciamente o inconsciamente incorporato.

Gli uomini preistorici danzavano nella caverne, pri­ma di trasmettere ai muri i loro elementi interni con­creti. La danza faceva emergere in loro le figure colorate, che poi dipingevano, e che noi possiamo ammirare nelle caverne. L’arancione, il giallo, comparivano circondari dal nero, colore neutro che armonizzava e circoscriveva le vibrazioni interiori che sentivano.

Avevano scoperto i colori manipolando la terra, dal­la quale deriva l’ocra, e, mischiando altri elementi del regno vegetale e minerale.

Gli antropologie i ricercatori di storia dell’arte ci for­niscono elementi preziosissimi sull’evoluzione del­la forma lungo la storia sociale dell’uomo.

Evolve approssimativamente così:

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Forma e idea parallelamente. C’è evoluzione di for­ma man mano che c’è evoluzione cerebrale; acqui­sta un significato simbolico che rispecchia la sco­perta, la conquista di quel periodo.

Così, per esempio, dopo l’incorporazione del cer­chio, l’uomo è capace di riprodurre il sole ed attorno ad esso il mondo cosmico:

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Ha già scoperto il fuoco, la parte ottica continua la sua evoluzione. L’uomo guarda il Cosmos, incomin­cia a gestire il fuoco, gli animali… Vince la paura del buio, come conseguenza della scoperta del fuoco…

Appaiono le mezze lune riprodotte sulla roccia, a simboleggiare il movimento della luna. La segue nel movimento attraverso le stagioni, è calante, cre­scente… Incominciano ad apparire forme geometriche più complesse…

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Tutto nasce dal[‘interrelazione tra uomo e natura. Il primitivo è un osservatore che registra tutte le sue curiosità e le sue scoperte. Compaiono le riprodu­zioni dei solchi sulla terra, le figure umane rudimen­tali, Veneri adipose, stelle, soli…

Ogni forma che emerge dal nostro inconscio assolute è legata alla filogenesi. Il cerchio può rappresentare t’infinito, l’esistenza, la vita…

ti quadrato, la struttura sociale che modella, che « quadra ». Così come erano alcune palafitte di strutture sociale primitive…

Il triangolo può simboleggiare il desiderio di trascendenza, di perfezione..,. Anche l’ubicazione delle forme nello spazio, il loro essere in alto e in basso, a destra o a sinistra, aper­te o chiuse, ha un significato, registrato nei nostro inconscio assoluto. Non è importante conoscere il significato di ogni simbolo, colore o forma, dato che la mano che disegna obbedisce a regole universa­li, che l’antropologia e la storia dell’arte ci rife­riscono.

Noi abbiamo la possibilità di esprimerci, anche sen­za conoscere ciò che esprimiamo. Freud dice: la persona « sa », ma non sempre « co­nosce ». Sa a livello inconscio, ma non ha la con­sapevolezza piena di questo suo sapere.

Mentre si disegna, seguendo le consegne del di­segno onirico, si mettono in atto i meccanismi dei nostro « sapere universale », perciò, anche essere pienamente consapevoli, sappiamo ciò che abbia­mo manifestato o creato.

In pedagogia, con il disegno onirico si esprimono, si mettono in atto, come nel sogno, il mito e il folklore, secondo le leggi della proiezione automatica. Spetta alla psicologia dinamica capire, elaborare, ricreare, modificare le forme prodotte, anche a sco­po terapeutico.

La Bauhaus, ritorna alle radici, studia gli oggetti, i materiali, la fibra, la struttura, la forma (Kandinsky, Klee, Mondrian…).

André Breton (già medico psichiatra) nel primo do­poguerra, teorizza e dà forma al movimento artisti­co del Surrealismo, con il « Manileste du Surrealisme » (1924).

L’estetica del Surrealismo si basa sulla percezione diretta dell’attività inconscia Iillrata dagli automatismi, sui sogni.., e si esprime involontariamente, sen­za il controllo della ragione, fuori da qualsiasi preoc­cupazione estetica.

Nel sogno la tridimensionalità del mondo fisico si modifica sullo schermo onirico, lo spazio è rnetafisico e il tempo non è reale, cronometrico.

Il Surrealismo, cioè al di là sopra il reale, non legato alle leggi della fisica e del tempo, gioca senza rischi nella confusione figura-sfondo e nella non li­mitazione temporale.

Anche il Dadaismo usa l’automatismo come biso­gno di rompere con i contenuti razionali, per ritornare alla pura incoerenza e al fantasioso trastullo del bambino (« dada » è il vezzeggiativo di cavallo a dondolo, tradotto in termini pittorici).

Seguendo queste correnti artistiche il maestro ar­gentino Juan Battle Planas, applica l’automatismo nella sua pittura. Compie interessantissime ricerche sulla forma e sul colore in antropologia e storia dell’arte. Le trasmette ai suoi allievi e dà ad essi la ba­se su cui aggiungere contenuti di nuove ricerche. A noi è stata trasmessa all’atelier Breton, di Buenos Aires, che si occupa di ricerca in questo cam­po e di studio della forma e dei colori, al servizio della pedagogia e della psicologia.

Teoria della tecnica

Il disegno onirico viene realizzato in un campo visi­vo nel quale gli elementi ludici e creativi si congiungono. Ciò avviene « rovesciando » sulla carta le forme addormentate o rimosse, adoperando i co­lori in modo libero ed informale.

L’automatismo allontana il pensiero intenzionale. La mano che usa i colori agisce come se fosse stac­cata dal circuito razionale ed intenzionale.

Questa tecnica può essere paragonata ad una scala che scende nella camera buia del nostro inconscio assoluto, per portare poi ad un piano di luce, di colore, di forma, simboli, archetipi, immagini…

Con un gioco libero ed involontario ci porla ad im-padronirci di possibilità e risorse ereditate, ma da noi sconosciute.

Il disegno onirico contribuisce a far evolvere, svi­luppare il mondo interiore dell’essere umano.

Non si ragiona durante gli esercizi; occorre farsi trascinare dalla mano, senza preoccuparsi dei pensieri. Le linee, le forme ed i colori, costituiscono una trama, una rete, dalla quale emergono nuove forme, che vengono delineate, ridefinite, individuate, strutturate sul foglio. Una parte dell’inconscio asso­luto è svelata, mentre un’altra rimane come sfondo. Essendo la forma, la rappresentazione dell’idea, definire la forma l’io entra in rapporto con i contenuti dell’inconscio assoluto che fornisce le immagini per esprimere l’idea:

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1) la linea organica,, morbida o curva. E immaginativa, estroversa. E dionisiaca, morbidamente strutturata. Corrisponde ai contenuti dell’emi­sfero destro. Culturalmente possiamo identificarla con la Grecia.

2) La linea retta o geometrica. È ragionamento, introversione. È apollinea, molto strutturata, corrisponde ai contenuti dell’e­misfero sinistro. Culturalmente possia­mo identificarla con Roma.

3) La linea barocca è una sintesi delle due precedenti.

Tutto quanto abbiamo detto, soprattutto nell’evolu­zione storica dell’automatismo, è solo un flash per dare alcuni fondamenti teorici all’applicazione del disegno onirico in pedagogia.

Gli esercizi suggeriti in seguito sono semplici e possono essere adoperati con sicurezza, se non si vuo­le svelare il significato ultimo. Pei far questo occorre una preparazione specifica in campo psicologico. La motivazione pedagogica viene ampiamente ap-pagata e soddisfatta, con la realizzazione di essi.

 

Applicazioni pratiche

Si ascolta musica barocca come induzione e sotto-fondo nella maggior parte degli esercizi. Nella pra­tica del disegno onirico possiamo riconoscere le seguenti fasi.

1) Riscaldamento (ascolto di musica o movimento con musica).

2) Proiezione automatica sulla carta, senza riflette­re, senza pensare. Solo scarica a livello emotivo.

3) Commenti.

Si adoperano logli 60×40 cm. Possono essere usa­ti indifferentemente in modo orizzontale o verticale. Si usano solo i pastelli a cera.

Consegne

I sette punti dinamici (Musica barocca di sottofondo, fogli 60×40 cm.)

Senza parlare, senza ragionare, si delimita il cam­po visivo sul foglio. Questo campo visivo sarà la cor­nice dentro la quale l’inconscio proietta i suoi contenuti. La cornice può assumere la forma che la persona desidera.

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Si mettono sette punti in modo casuale nella parte superiore del foglio, toccando la cornice; altri sette punti, sempre in modo veloce, sotto; altri sette sul lato sinistro e sul lato destro. Si chiamano dinamici perché sono messi a caso e a distanze irregolare. È importante che siano molto dinamici, cioè messi ca­sualmente e velocemente.

Con dei colori scelti liberamente si riuniscono i punii dei lati opposti (sopra sotto, destra sinistra) con li­nee rette o curve o barocche. Saranno uniti in t’no­do irregolare (non necessariamente con il corrispondente opposto).

Si prepara così una trama, una rete. Con libertà si colora il campo visivo, dipingendo le forme suggerite dalla trama. Si può passar sopra a certe linee, si può disegnare sopra di esse le forme intraviste o percepite. Possono apparire forme concrete (ani­mali, viso, sole…) o forme astratte colorate.

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In urla seconda fase, in un altro foglio uguale al pri­mo, disegnare forme astratte o concrete tenendo davanti il disegno appena finito.

Dare poi un titolo ad entrambi i disegni. Commenti in gruppo.

 

Alfa e omega

(Musica barocca di sottofondo)

Si delimita il campo visivo, con la forma e con il co­lore che si desidera.

Scegliendo i colori liberamente, si riempie il foglio di segni alfa e omega.

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I trattini finali di ogni segno vengono uniti tra loro in modo irregolare. Otteniamo così una trama che ci suggerisce delle forme da scoprire e colorare. Possono essere concrete o astratte. Con il primo disegno davanti farne uno libero. Dare un titolo ad ambedue i disegni. Commenti in gruppo. Simbolismo: Si ritiene che le due lettere, alfa e ome¬ga, prima ed ultima dell’alfabeto greco, contengano la chiave dell’universo, rappresentano la totalità del¬la conoscenza, dell’essere, del tempo, dello spazio.

Grafismo del nome (Musica barocca di sottofondo) Si disegna il campo visivo e scegliendo liberamente colori lo si riempie in modo automatico con l’iniziale del proprio nome, scritta maiuscola, minuscola, stampatello…, variando sempre e scrivendo velocemente. Si uniscono le estremità delle lettere le une alle altre sempre in modo irregolare e automatico. Si evidenziano con i colori le figure percepite. Segue un disegno libero su un altro foglio. Si da un titolo ad entrambi. Commenti.

Punti e forme (Musica barocca di sottofondo) Delimitare il campo visivo. Riempire il loglio di punti distribuiti casualmente. Unirli con linee rette, curve o barocche. Scoprire le torme concrete o astratte ed evidenziarle con i colori. In un altro foglio fare un disegno libero. Dare un titolo ad ogni disegno. Commenti in gruppo.

Forme geometriche (Musica barocca come sottofondo). Delimitare il campo visivo. Riempirlo di quadrati, rombi: cerchi a!ternando una forma all’altra, di dimensioni diverse. Unire tra loro le forme con linee misto. Scoprire nuove forme che emergono dalla rete e colorarle. In un altro foglio tare un disegno libero e dare un titolo ad ogni disegno. Commenti in gruppo.[/pt_text]

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I triangoli

(Musica barocca di sottofondo)

Delimitare il campo visivo.

Riempire il foglio di triangoli di forme e dimensioni

diverse, orientati in diverse direzioni. Evidenziare con i colori le forme astratte o concrete percepite.

Fare un disegno libero in un altro foglio, e dare un titolo al disegno. Commenti di gruppo.

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Le mani

(Musica barocca di sottofondo)

Delimitare il campo visivo.

Ricalcare il contorno delle proprie mani. Dipingere l’inferno con creatività, dipingere le mani.

In un secondo foglio eseguire un disegno libero suggerito dal primo.

Dare un titolo ad entrambi i disegni.

Commenti in gruppo.

Il giardino ed Io

(Musica barocca di sottofondo)

Disegnare un giardino, come si desidera, con fantasia…

Dove sei tu in quel giardino?… Disegnati.

In un foglio da quaderno scrivere un dialogo tra il giardino e la persona che hai disegnato. Commenti.

Il giardino è simbolo delle possibilità profonde, del­la ricchezza infinita, non ancora messe in atto.

Il labirinto ed Io

(Musica barocca come sottofondo)

Delimitare il campo visivo, disegnare creativamente nel foglio un labirinto con tutti i suoi ostacoli e con una luce al centro.

Disegnare da qualche parte nel labirinto se stessi. In un foglio di quaderno scrivere un dialogo tra il soggetto e il labirinto.

Il labirinto è il simbolo della vita, la luce centrale rap­presenta la possibilità di gestirla.

 

La chiave

(Musica barocca di sottofondo)

Delimitare il campo visivo, disegnare liberamente delle chiavi. Colorare le forme e lo sfondo.

Fare un disegno libero. Dare un titolo ad ambedue. Commenti di gruppo.

La chiave è il simboìo della possibilità, di aperture alle risorse ancestrali filogenetiche.

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I pesci

(Musica barocca di sottofondo)

Delimitare il campo visivo,

Disegnare liberamente dei pesciolini con colori che si preferiscono.

Colorare i pesci e lo sfondo, incorniciare quello che piace di più.

Mantenere un dialogo libero con il pesciolino scel­to e scriverlo su un foglio da quaderno.

Leggere in gruppo.

Commenti.

Il pesce e simbolo della luce che rivela le possibili­tà personali.

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Disegni onirici in gruppo

Si adopera sempre un grande foglio da scenografia. Gli allievi si siedono attorno. Se sono tanti si pos­sono fare dei sottogruppi di 6 allievi circa. (non si fa il campo visivo).

Si adopera sempre la musica barocca come sottofondo. I pastelli a cera sono gli unici colori da adoperare.

Io collettivo

Sul grande foglio da scenografia gli allievi disegna­no liberamente delle forme geometriche, quadrati, cerchi, in qualsiasi posizione, che posso­no anche trasformarsi in forme più complesse, trapezi, pentagoni, ottagoni, cubi, piramidi (a seconda dell’età e conoscenza della geometria).

Riunire le varie forme con linee rette, curve o barocche.

Individuare e ricreare forme concrete o astratte e colorarle.

Dare un titolo.

Commenti in gruppo.

 

Dal gruppo ai singolo

Sedersi attorno al grande foglio da scenografia. Disegnare delle forme geometriche (tutto come l’esercizio precedente).

Dopo aver dato il titolo e aver fatto i commenti in gruppo, si dà un foglio 60×40 cm. ad ogni allievo. Se­duti attorno al grande disegno collettivo ognuno disegnerà liberamente ciò che il grande disegno gli suggerisce.

Dare un titolo.

L’io e gli altri attraverso i numeri

Sedersi attorno a grande foglio di scenografia In modo automatico « rovesciare » dei numeri sul foglio, grandi, piccoli, diritti o speculari in sù o in giù (velocemente in modo automatico).

Riunire in modo libero le estremità dei numeri. Si otterrà così la rete dalla quale emergeranno le forme.

Individuare, percepire e dipingere le forme.

Dare un titolo.

Commenti.

Si continua seduti, attorno all’opera finita. Ognuno, su un foglio 60×40 cm., disegna ciò che il disegno grande gli suggerisce.

Dare un titolo al disegno personale.

Commenti in gruppo

Forme colorate

Iniziare con musica e movimento. Poi sedersi e tagliare delle forme concrete o astratte di carta lucida di diversi colori. Si possono realizzare alberi, vati, pesci, animali, macchie, forme e colori diversi… Incollare in modo libero su un grande foglio. Dare un titolo. Commenti in gruppo.

Seduti attorno al disegno, ognuno ritaglierà liberamente altre forme per comporre una scena colore astratta o concreta su un foglio 60×40 cm. Dare un titolo.

Commenti di gruppo.

 

Le mani di tutti

Seduti attorno al grande foglio ricalcare le proprie mani o quelle dei compagni.

Unite con linee rette, curve o barocche di ogni genere individuando nuove forme, concrete o astratte. Dare un titolo.

Commenti di gruppo.

Il cuore comune

Seduti attorno al grande foglio, disegnare dei cuori, grandi, piccoli, medi, in qualsiasi  posizione, senza pensare, né ragionare, in modo automatico. Unirli con linee, rette, curve o barocche.

Dipingere e far emergere nuove forme.

Commenti di gruppo.

Danzare il disegno. Esprimere con il movimento ciò che hanno sentito mentre disegnavano. Cosa sug­gerisce l’opera finita, i colori…

Muoversi liberamente nello spazio, lasciando da parte ogni spirito critico, seguendo il ritmo della musica ed osservando il disegno, che sarà collocato in modo da essere ben visibile da tutti.

Commenti in gruppo.

Il cuore in modo generale, simbolicamente è il centro che governa, che regola. È anche il simbolo del doppio movimento di espansione e riassorbimento dell’universo.

Il cerchio in movimento

(Musica di sottofondo: Rock melodico)

Gli allievi formano un cerchio prendendosi per mano.

Si muovono, girano.., sempre presi per mano se­guendo il ritmo della musica. Poi  lasciano le mani e continuano a muoversi nello spazio…

Si siedono alterno ad un foglio grande, attorno ad una grande circonferenza e poi riempiono il cerchio così ottenuto, in modo libero, di forme e colori.

Dare un titolo.

Commenti.

II cerchio, fra tanti altri significati, simboleggia il gruppo l’esistenziale, la in costante divenire.

Noi

(Musica Rock melodico come sottofondo)

Sul grande foglio disegnare, liberamente e velocemente, figure umane schematiche, grande, picco­le, in piedi, a testa in giù, orizzontali, oblique… Unite con linee miste, partendo dalle mani o dai piedi, anche passando sopra le figure.

Dipingere sulla rete ottenuta, nuove figure umane, suggerite dal disegno. Colorarle e perfezionarle.

Dare un titolo al disegno.

Muoversi nello spazio, creando una coreografia im­provvisata di gruppo, esprimere te sensazioni pro­vate nel disegnare le figure umane in evoluzione. Commenti di gruppo.

Le nostre maschere

(Musica barocca di sottofondo)

Disegnare liberamente sul grande foglio di scenografia, delle maschere in modo automatico. Unirle con linee rette, morbide, barocche.

Scoprire e colorare nuove forme.

Dare un titolo.

Poi è possibile passare ad un esercizio di costruzione di semplici maschere di carta, colorate, da­re un nome alla maschera costruita. Oppure si può fare un disegno libero comune.

Lo scudo o stemma

(Musica barocca di sottofondo)

Disegnare assieme, sul grande foglio di scenografia, un grande scudo che sarà colorato in modo libero. Cosa c’è sopra e dietro io scudo? Dipingere liberamente intorno ad esse, oggetti con­creti, macchie di colore, scrivere parole, ecc. Dare un titolo.

Commenti.

Adoperare gli oggetti disegnati come stimoli per creare una storia da drammatizzare, anche in un altro incontro.

Commenti in gruppo.

Da Rivista L’insegnante specializzato, 2/91

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