[pt_text text_align=”text-left”]

GUIDO PESCI

[/pt_text]
[pt_text text_align=”text-left”]

Tra i soggetti con deficit, gravati da handicap, riscontriamo assai frequentemente una inadeguatezza nelle risposte tattili e tonico-posturali, da essere di impedimento alla crescita dinamico-relazionale e cognitiva. Ipodatazioni che richiedono di individuare prassi tecnico metodologiche garanti di energizzazioni positive, adatte ad un accrescimento e estrinsecazione delle potenzialità.

Per questo é necessario avvicinarsi a cogliere dalle tante proposte operative che ci giungono, adeguate risposte protese verso gli orizzonti dell’intervento e dell’impegno. Un obiettivo che passa innanzitutto da una conoscenza delle definizioni e delle analisi contenutistiche.

Senso-percezioni tattili

Le senso-percezioni tattili costituiscono i primitivi e perciò più importanti meccanismi per mezzo dei quali l’uomo individua i nuclei della conoscenza di sé e del mondo circostante, elabora e struttura risposte alla propria tonalità psichica che risulta nutrita dalla varietà e dalla ricchezza della vita sensoriale.

Sono quelle sensazioni che permettono di entrare in rapporto diretto con il proprio corpo e, attraverso una reale presa di coscienza di questo, di muovere positivamente verso l’ambiente, gli altri.

Per mezzo del tatto infatti si ricevono informazioni che, trasformate in dinamiche di espressione e comunicazione, avviano al dialogo interrazionale, in un auspicato, costante e rassicurante rapporto. Le espressioni senso-percettivo-tattili, se vissute positivamente potranno quindi dare risposte utili per uno sviluppo e una crescita in armonia.

Senso-percezioni tonico-posturali

La postura é l’ombra del movimento poiché si modifica ad ogni cambiamento di posizione in conseguenza di una iniziativa cinetica. Un gioco che non solo vuole che il movimento sia economico, equilibrato e graduale ma che esige adattamenti posturali diretti a mantenere l’equilibrio, equilibrio fisico, psichico e socio-relazionale.

La postura é il risultato della coordinazione dell’ attività muscolare, cioè del tono, in ogni posizione del corpo. È un sentirsi, un parteciparsi, un saper stare bene con se stessi, un essere in grado di indirizzare il movimento verso il soddisfacimento delle necessità.

Vivere il proprio corpo a livello propriocettivo e quindi percepirà ogni parte di esso, la sua posizione, la sua tensione, significherà cogliere validi suggerimenti dell’equilibrio statico e dinamico, una maggiore conoscenza degli impulsi di accelerazione e di frenaggio, più precisi indirizzi dell’ orientamento del corpo nello spazio, una maggiore ritmiticità e una esplicita espressione dei principi dinamici.

Disordini psico-fisici

I disordini psico-fisici presenti in alcuni soggetti, ce li presentano come soggetti con alterazioni di espressione, di comunicazione e di rapporto, impacci tali da rendere questi soggetti insufficienti a fronteggiare situazioni dinamico-relazionali e cognitive. Questi significativi impacci e improprietà chiedono una attenzione affatto trascurabile e nelle varie occasioni di educazione e di rieducazione non si potranno disattendere i favori di una stimolazione propriocettiva, ritmica, respiratoria, gestuale, l’aiuto di afferenze organizzative che assicurino una padronanza del corpo e creino una situazione emotiva positiva.

Si tratterà di far maturare nei soggetti una conoscenza della percezione tonica e la capacità di ricevere le sensazioni tattili e perciò renderli capaci di una sempre maggiore attenzione agli stimoli che provengono dall’ esterno e dall’ interno del loro corpo, potenziare il gioco motorio dell’equilibrio, della stabilità, del controllo posturale, in utilizzo e codifiche di una espressione testimone di ininfluenza tensorio-emotive.

Interventi utili

Premesso che non esiste una tecnica specifica che possa essere esaustiva di necessità tanto vaste come quelle sollevate dal dinamismo senso-percettivo a cui ci riferiamo, siano costretti a muoverci tenendo conto dei molti indirizzi tecnico-metodologici che si basano sull’ equilibrio statico e dinamico, sulla coordinazione, sulla organizzazione dello spazio e dello schema corporeo, sulla successione ritmica dei movimenti come pure su intense stimolazioni sensoriali visive, uditive, tattili, con il presupposto di raggiungere una “détente” muscolare, un controllo del dinamismo respiratorio.

Il riferimento alle tante metodologie dovrà offrirci l’opportuni tà di assumere in funzione eclettica, adatta di volta in volta, soggetto per soggetto, tanto da privilegiare in alcuni casi la segmentarietà alla globalità, la singola struttura posturale alla intera simmetria dell’asse corporeo, favorire esperienze da fermo rispetto a quelle in movimento, preferire la scoperta del corpo proprio o la scoperta di questo contemporaneamente al corpo altrui, e si potrebbe continuare.

Di fronte ad un quadro sintomatologico complesso di un soggetto che ha necessità di stimolazioni senso-percettivo tattili e tonico-posturali occorre comunque rispondere offrendo gli l’opportunità di fare esperienza con se stesso, entrare cioé in autocontatto, in autointimità, garantire stimolazioni che provengono dall’ allocontatto e da ogni contributo della tattilità. In questo caso non siamo carenti di indirizzi tecnico metodologici, basti pensare al Leboyer, alla Costante Jung, allo Wintreberte alla tecnica specifica dello psico con tatto (G. Pesci, Psico con.tatto, Omega, Torino 1987).

Tante modalità capaci di rendere il soggetto più espressivo e il suo gesto più significativo, l’atto respiratorio più intimamente vissuto e più armoniosamente strutturato, caratteristiche per la definizione di rispetto affettive ed emotivo valide.

Volendosi riferire ancora a tecniche strutturate, l’equilibrio statico e dinamico può essere facilitato attraverso la metodologia di Lunay e Gueritte, la ricostruzione e il superamento delle tappe di sviluppo mancanti possono essere recuperate per mezzo della metodica esposta dal Pic e dal Vayer, la riconquista di una migliore espressività gestuale può essere raggiunta seguendo i suggerimenti del Dalcrose e del Demeney, l’attuazione di un controllo motorio aggraziato, capace di soddisfare esigenze emotive ci viene precisato da Alvin, la mobilizzazione e la tonificazione especimen del Kucera, così come altri suggerimenti e sollecitazioni ci pervengono dal Soubiran e Coste.

Per tutti l’obiettivo é mettere il soggetto in condizione di muovere verso la scoperta e il controllo di sé, di risvegliare in esso la capacità e il controllo di certi movimenti, di realizzare una valida espressione corporea e un buon vissuto a livello di relazione socio-affettiva, di esprimere la propria personalità, affermarsi e vivere il proprio corpo positivamente.

Psicomotricità di Soubiran e Coste

È essenziale ridurre la distanza fra i risultati discordanti emersi da una indagine conoscitiva di un soggetto; discordanze, ad esempio, fra le possibilità di maturazione affettiva e intellettuale e l’equipaggiamento del soggetto ossia fra le sue possibilità di maturazione neurofisiologica, i suoi sintomi e i suoi difetti. A tale appello rispondono il Soubiran e il Coste.

Una buona conoscenza di un corpo costitutivo del rapporto con il mondo, dicono gli autori, permette un più grande dominio del fondo tonico-emozionale, collegato con il comando muscolare e con la precisione di quest’ultimo; un corpo impiegato nel contesto pratico e relativo. Perciò, secondo questi ricercatori, sono opportune delle cure accompagnate da un contatto cutaneo e da una verbalizzazione che portano, a poco a poco, a una presa di coscienza generale e globale.

A questo proposito é possibile intervenire aiutando il soggetto a localizzare l’asse corporeo e i suoi componenti: testa e suo prolungamento, segmenti principali, arti superiori e inferiori e, per una percezione più dettagliata, viene richiamata l’attenzione sugli organi sensoriali (occhi, naso, bocca, orecchie), così come sulle estremità (mani, piedi) e sulle articolazioni (collo, spalla, gomito, polso, bacino, ginocchio, caviglie) precisandone ciascun elemento dinamico. Le nozioni davanti (faccia), dietro (dorso), lateralità, pongono infine il soggetto in uno spazio orientato e gli permettono di situarsi come una totalità, possedendo un asse referenziale con i suoi prolungamenti.

Le esperienze, grazie anche ad una verbalizzazione possono essere effettuate come segue:

– denominazione su un soggetto

– denominazione su un terzo (bambola, disegni, ecc.)

– denominazione sull’ educatore

– denominazione davanti ad uno specchio

– denominazione progressiva delle funzioni (vista, udito, respirazione)

– utilizzazione delle impronte del corpo (tracce del respiro “fiato sullo specchio”, mano che sgualcisce un foglio di carta, sensazione della schiena poggiata contro il muro o del corpo steso per terra)

– utilizzazione del contatto cutaneo (la mano dell’ educatore e quella del soggetto poggiata dritta su questa o quella parte del corpo)

– disegno dell’ “omino”, quando questo é possibile, e decifrazione verbale dei particolari graficamente espressi

– ricostruzione di puzzles semplici fatti di elementi solidi (legno) rappresentanti un corpo umano, seguita da esplicitazione espressivo-­linguistica.

Altri esercizi che favoriscono la presa di coscienza dello schema corporeo nelle sue implicazioni cinestetiche, vale a dire un corpo che agisce nelle differenti direzioni dello spazio e che prova insieme delle sensazioni muscolari di sforzo, di distensione, con associato un significato del gesto, in modo lucido, tali da definire la collocazione degli angoli del corpo nello spazio e le sue possibilità espressive, possono essere:

1) Richiedere al soggetto sdraiato al suolo di immaginarsi di essere un fantoccio, una marionetta, alla quale l’educatore attacca un filo ad uno o all’altro piede, a un ginocchio, ecc. Il filo é virtuale, ben inteso (si può fare una dimostrazione al bambino attaccando veramente una cordicella ad un arto). L’educatore si pone al di sopra del soggetto in modo che quest’ultimo lo possa osservare, ed esercita una trazione verso l’alto del filo immaginario, legato a questo o a quel punto del corpo. Il bambino deve seguire l’evoluzione e alzare insieme all’educatore il segmento del corpo in questione. L’interesse ludico di questo esercizio é che oltre al suo aspetto attraente per i bambini, permette loro una presa di coscienza, un controllo tonico e una mobilità segmentaria, altrimenti difficilmente ottenuta.

2) Steso sul dorso, il soggetto riceve le seguenti indicazioni: “immagina di spingere molto forte con il tallone, come se tu volessi toccare il muro di fronte. Rimani così. Tu vedi che la tua gamba é dura. Adesso rilasciala. Adesso é floscia”. Lo stesso esercizio può essere ripetuto con l’altra gamba, le spalle, ecc.

Questa presa di coscienza può realizzarsi ugualmente attraverso degli esercizi di espressione, facendo appello all’immaginazione, permettendo al bambino un ricorso all’imitazione.

3) Uno, oppure diversi soggetti, in piedi, si danno ad essi le seguenti indicazioni: “Voi siete un albero”

– esso é grande, cresce

– esso diventa più grande;

– é estate, esso é coperto di foglie;

– é l’inverno, esso muore;

– é primavera, esso rinasce, ecc …

Si danno i comandi molto lentamente in modo che i soggetti possono eseguire con il corpo la loro espressione: albero eretto, storpiato, ecc.

4) Scultore all’opera. L’educatore, oppure un altro bambino del gruppo, assume una posizione: egli é il modello. Un bambino gioca la parte dello scultore e deve fare prendere la stessa posizione a uno dei suoi compagni “modellandolo” ad immagine del modello, correggendo direttamente la posture, usando anche il linguaggio.

– Stesso gioco, ma sopprimendo il modello visuale

– Stesso esercizio nello “specchio”.

5) Robot che ubbidisce strettamente al comando. L’educatore o uno dei bambini propongono di essere un robot, l’uno dà gli ordini all’ altro in modo da dirigerlo. Le uniche direzioni possibili sono: a destra, a sinistra, avanti, dietro e stop. Specificare bene al robot se questa é la sua destra, la sua sinistra o se é quella di colui che comanda il robot.

Facendo cambiare posizione a colui che dirige si costringe l’altro a trasporre i suoi punti di orientamento. Il percorso si può fare con dei birilli che il robot non deve far cadere (controllo inibizione e impulsività).

Sappiamo che la posizione del corpo non interviene senza importanza per lo psichismo. Essa favorisce o sminuisce la decontrazione muscolare, secondo le superfici messe a contatto fà prendere coscienza al soggetto delle parti differenti del suo corpo e della loro possibilità motoria. Ogni posizione (eretta, seduta, supina), rinvia il bambino ad una immagine di se stesso, vissuta in modo determinato, perciò il Soubiran e il Coste propongono:

  1. a) Posizione eretta

– Il soggetto si tiene dritto, senza appoggio, senza guardare le diverse parti del suo corpo. L’educatore può rettificare la posizione, per esempio toccando le braccia del soggetto.

Il ruolo ausiliare del linguaggio può intervenire qui per far prendere coscienza della verticalità.

– Stesso esercizio ad occhi chiusi

– La stessa immagine del soggetto eretto é riflessa da uno specchio

– L’educatore può trattenersi nel campo dello specchio e fare notare al  bambino la similitudine della posizione

– Il soggetto si poggia su un elemento esterno; gli si richiede di accollarsi bene contro la parete in modo da mettere a contatto la più grande superficie possibile del suo corpo con questo elemento esterno.

– Si può far sentire la posizione eretta, poggiando una piccola borsa di sabbia in equilibrio sulla sommità della testa

– A livello della tonalità globale, si. danno delle diverse indicazioni al bambino: tenersi rigido, sciogliersi, crescere …

  1. b) Posizione seduta.

Questa posizione interessa soprattutto il tronco, la testa e gli arti inferiori, il cui angolo varia con il livello del sostegno utilizzato.

Materiale: sedia, panca svedese, suolo, tavolo …

Si richiede al bambino di sedersi con o senza appoggio dorsale:

– sulla sedia, posizione indifferente delle gambe, che varia con la misura del soggetto

– sulla panca svedese, le gambe formano un angolo retto con le cosce e i piedi poggiati piatti sul suolo

– sul suolo, gambe e tronco formano un angolo retto

– sulla tavola, gambe penzoloni

Oppure il bambino si siede con le gambe intrecciate, sui talloni, a cavalcioni (come se fosse seduto a cavallo) sulla panca svedese.

  1. c) Posizione sdraiata

Questa posizione permette di osservare un tempo di inerzia fra i diversi esercizi e implica una certa calma per il soggetto. È una posizione passiva, ma che facilita il controllo e la distensione muscolare. La tecnica porta a dei risultati differenti secondo:

– la qualità del sostegno (suolo duro e non limitato, tappeto morbido, panca dura e limitata nello spazio)

– la superficie corporea in contatto: dorso, ventre, lato

– l’elemento messo in evidenza: respirazione, immobilità, tensione o

rilassamento dei muscoli ..

Nel caso di instabilità queste posizioni (seduta, sdraiata) interrotte dai tempi di inerzia, necessarie per la liberazione potenziale, permetteranno l’induzione alla calma e faciliteranno il controllo e la “detente” muscolare.

Conclusione

L’esame dei contributi fin qui esposti per fronteggiare energie psicofisiche sopite, può essere integrato da altri riferimenti e tra questi il Berges e il Bounes, il Le Boulch o il Bruston. Perciò quando ci troviamo a dover alimentare stimolazioni senso-percettivo tattili e tonico-posturali su soggetti con difficoltà psicofisiche gravati da handicap, é gradevole constatare che siamo ormai lontani dal pionierismo di ieri, quando le tecniche e le metodologie operative erano assai limitate e modeste.

Certo é che non esiste una tecnica esaustiva di una necessità, nel tema che stiamo trattando.

Le tecniche andranno utilizzate per rispondere ai risvegli della recettività dello stato di coscienza fino a raggiungere il principio della eliminazione di ogni ragione di disequilibrio e 1’assunzione di un reale controllo. Si dovrà provvedere a “mettere a punto” le idee, le sensazioni, gli atti stessi; educare la facoltà di controllo, ovviare ad ogni vagabondaggio del pensiero, offrire l’opportunità di saper stare con se stessi, essere attenti, concentrati, donare al corpo ogni sensazione capace di affermare l’essere e l’esistere.

Il raggiungimento di questi nuovi equilibri, di nuove e diverse abilità di controllo potranno essere conseguite e soddisfatte per mezzo di tecniche che muovono dal trattamento funzionale e dal trattamento psichico, saranno accolte perciò le tecniche di rilassamento intese al fine di un’ esperienza di “détente” muscolare e pure ad un vissuto appercettivo corporeo, un prendere coscienza del proprio corpo per l’intermediario delle sensazioni profonde, somatoestesiche e assoluzioni fantasmatiche di un pensiero patogeno. Oltre al rilassamento così inteso potremo utilizzare la “marcia cosciente” o la lettura ad alta voce, la prima che ha il potere di “défatiguer”, la seconda che garantisce il sentimento di “presenza”; oppure potremmo fare uso degli esercizi di concentrazione su dei grafismi, come indicava Vittoz, oppure, e si potrebbe continuare, promuovere affidabilità euritmica, espressivo gestuale-segnica, da rintracciare poi come grammatica dell’arte figurati va, fino a raggiungere una forma spaziale corrispondente alle lettere; muovere verso il principio dionisiaco che contiene il pensare, sentire e volere del singolo individuo.

In Rivista Educazione Permanente – Università degli Studi di Siena, 5/1991

 

ISFAR viale Europa 185/b Firenze, info@isfar-firenze.it – web: www.isfar-firenze.it

[/pt_text]