Le necessità della persona

L’apprendimento è un processo che vede le potenzialità della persona definirsi progressivamente in nuove capacità a risolvere problemi, a modificare in maniera permanente le possibilità di trovare una soluzione conveniente per situazioni nuove. Questo procedimento è molto complesso e procede per attivazione di sequenze di comportamento apprese e ritenute nella memoria permanente e altre nuove sequenze che si aggiungono con una lenta elaborazione e con l’impiego di molte risorse impegnate nell’esame delle nuove conoscenze. Così si attivano i meccanismi neuro-sensoriali, psichici, cognitivi, affettivi e motivazionali, in risposta alla globalità delle funzioni della personalità, per soddisfare la necessità di elaborare, di promuovere l’interazione con altro materiale appreso in precedenza e, dall’accumulo organizzato, poterlo richiamare al momento dovuto. L’apprendimento richiede motivazione, assunzione del dato e perciò abilità di elaborazione ed esperienza, scoperta, quindi fissazione e memorizzazione, oltre che reiterazione di mantenimento, ciò che produce la dotazione culturale e il conseguente cambiamento comportamentale: esso dipende da molte facoltà quali la percezione, l’immaginazione, l’attenzione, l’associazione, la memoria ecc., il desiderio di imparare e quindi la motivazione del soggetto e il suo equilibrio affettivo, influenzato dalle aspettative che gli altri riversano su di lui e che gli consentono di acquisire in forma durevole abitudini, conoscenze e competenze. Apprendere è relativo ai bisogni di qualcosa di necessario e indispensabile che nella vita spinge ad agire, e il grado di performance o di realizzazione che l’uomo si propone di raggiungere è suffragato da ambizione, emulazione, aspirazione, coscienza e stima di sé, bisogno di conoscenza e di esplorazione, curiosità. Purtroppo non tutte le persone possono assumere appieno e spontaneamente questo perfezionamento del divenire delle intenzionalità integrate con la personalità, delle attività e del comportamento. Le differenze individuali sono da porre in correlazione con le insufficienze biopatiche, cerebropatiche, endocrinopatiche, dismetaboliche, neuropatiche, crosomopatiche, gametopatiche, come pure in ragione di stati depressivi, nevrotici, psicotici e psicosomatici e trovare inadeguatezze per difficoltà organizzativo motorie, espressivo elocutorie e sensopercettive (Pesci & Pesci, 2008). Il soggetto per far proprio il dato deve poter avvertire ciò che si accinge ad analizzare, cogliere i risultati rilevanti, valutare se il dato merita di essere registrato e far seguire azioni di risposta. Abilità e disponibilità che possono essere frenate e inibite dalla presenza di maldestrezza, incoordinazione motoria, ipo o ipertonia e spasmi, disordini nella lateralità, disprassia, disordini nello schema corporeo, dispercezioni (olfattorie, gustative, uditive, visive, cromatiche, stereognostiche), disordini nella direzione e orientamento, difficoltà nella associazione e astrazione, difficoltà di equilibrio, di coordinazione e dissociazione, di organizzazione e strutturazione dello spazio ecc. Tante possibili mortificazioni a cui si possono associare diversi meccanismi di regolazione psichica che producono difficoltà rispetto al nuovo, l’inconsueto, l’insolito, il subitaneo, che frenano il desiderio di vedere, di sentire, di comprendere, di comunicare ecc., instabilità emozionali che alimentano nella persona ansia, tristezza, frustrazione, con cadute dell’autostima e di ogni possibile influenza positiva.
I rischi di trovarsi insufficienti ed inadeguati ad apprendere sono numerosi e spesso molti fra questi si presentano in uno stesso soggetto cumulativamente e possono essere così tanti e diversi da rendere inidoneo ogni criterio classificatorio come quello che si legge nel DSM-IV sotto la categoria dei Disturbi dell’Apprendimento (già Disturbi delle Capacità Scolastiche) che comprende Disturbo della Lettura (F81.0), Disturbo del Calcolo (F81.2), Disturbo dell’Espressione Scritta (F81.8) e Disturbo dell’Apprendimento non Altrimenti Specificato (F81.9). Nell’impegno quotidiano con questi soggetti è assai facile rilevare che una simile riduzione classificatoria è mortificante. Tra i tanti soggetti da noi seguiti non sono stati pochi coloro che erano stati diagnosticati con “Disturbo dell’Apprendimento” e che ad una più approfondita osservazione hanno palesato difficoltà multiple; come, ad esempio, nel caso di un ragazzo di 11 anni, il quale presentava fin dai primi sei mesi di vita uno strabismo – recuperato in parte con un intervento chirurgico all’età di 10 anni – e che dall’età di tre anni e fino all’età di quattro anni e mezzo aveva  sofferto di convulsioni con vari episodi ripetuti, cessati a seguito di un mirato intervento farmacologico. Cionondimeno agli esami elettroencefalografici che faceva periodicamente – come anche nell’ultimo avvenuto all’età di 10 anni – veniva confermato che “Il tracciato evidenzia la presenza di attività specifica focale durante la veglia con importante attivazione della stessa durante tutta la durata del sonno”. Inoltre, mentre il ragazzo frequentava la scuola dell’infanzia aveva presentato tempi di attenzione limitati, facile distraibilità, impacci e inadeguatezze negli apprendimenti, un ritardo nello sviluppo dell’espressione verbale e motoria e una costante ricerca di rassicurazione. Con queste difficoltà si era presentato alla scuola elementare e lì seguito da una insegnante di sostegno. Nella scuola media gli venne  mantenuta l’attestazione di “Disturbo dell’Apprendimento” ed è solo all’età di 11 anni che si presenta al nostro Centro per essere uno dei tanti testimoni dell’inadeguatezza della classificazione del DSM-IV poiché non si limitava ad avere “disturbi” negli apprendimenti delle materie curriculari, prodotto di specifiche ed esclusive difficoltà e cause scatenanti, bensì un quadro di disagi e di disordini assai complesso per essere stretto in una classificazione. Egli infatti presentava una espressività elocutoria con disordine nell’impostazione fonetica della “r”, con risma labiale aperta e una conseguente perdita di, occasionale e pur limitata scialorrea, palato giovale, dismotilia linguale e inadeguata vibratilità delle labbra, inadeguatezza nella modulazione tonematica (monocorde) e ridotta capacità espositiva del proprio pensiero. All’analisi dell’espressività motoria si rileva una lateralità sinistra per occhio e orecchio, destra per mano e piede, si propone con disritmia, ipotonia muscolare nelle zone alte del corpo e rigidità nelle gambe, sincinesie, difficoltà nell’equilibrio statico e dinamico, disgnosia digitale, disorganizzazione ritmo-respiratorio-cinetica, oltre che notevoli difficoltà nell’inseguimento dell’occhio. Relativamente al proprio corpo testimonia una scarsa accettazione di sé, un senso dei limiti non ben definito, uno stato d’incertezza, un disordine nello schema corporeo, una scarsa immagine di sé. Ampie le cadute nell’attenzione e faticabilità, con conseguente disordine mnestico. Da un approfondimento degli stati di necessità emerge che il giovane ha bisogno di considerazione, di cure gentili e affettuose, si sente oppresso, ostacolato, impedito, degradato e la sua reazione è di timore della realtà e senso di grande sfiducia in se stesso, inoltre l’analisi degli elaborati scritti delle varie materie ha permesso di rilevare scarsissime abilità in tutte le materie curriculari a conferma della presenza di disabilità apprenditivo-scolastiche.
Questa complessità prova l’obbligo di non doversi limitare ad interventi che non tengono conto di tutti quegli aspetti che confliggono con l’apprendere, siano essi espositori di Disturbi delle Capacità Motorie, Disturbi della Fonazione, dell’Espressione del Linguaggio e tanti altri ancora, a universale dimostrazione che quando si fa riferimento al “Disturbo di Apprendimento” l’interesse deve espandersi fino ad incontrare e conoscere ogni necessità della persona e così provvedere con risposte indirizzate alla globalità, evitare qualsiasi intervento settoriale. Un principio che nel seguire Raffaele ha trovato esplicita convalida.