ALBERTO BERMOLEN MARIA GRAZIA DAL PORTO[/pt_text]
La musica é un’arte espressiva, suggestiva e magnetica. Le origini della musica si perdono nei tempi. Secondo i miti di molti popoli, la musica sarebbe di provenienza divina. I Greci attribuivano l’invenzione della musica ad Apollo, Orfeo e Dioniso. Gli Egiziani la attribuivano ad Ermes o Osiride. Gli Indù l’attribuivano a Brahama. Gli Ebrei a Jubal. Nel passato di quasi tutti i popoli del mondo, la musica era legata alla trascendenza. Aveva la funzione di evocare e controllare le forze invisibili presenti nel Cosmos. In tutti i tempi la musica ha manifestato e rispecchiato sia il mondo che la vita interiore dell’uomo. La musica del Cosmos riflette l’armonia degli astri, emessa dal loro movimento; la melodia é tanto più acuta quanto più il movimento é rapido; e tanto più grave quanto più il movimento é lento. L’Universo appare come un magnifico concerto. Questa musica, che l’umanità coglie, incita l’uomo all’armonizzazione delle facoltà dell’anima e degli elementi costitutivi del corpo. Gli archetipi armonici ci trascendono e ci riportano a lontani vincoli con il tempo e lo spazio. In India, come in Grecia e in tutte le antiche civiltà, veniva attribuito alla musica un potere guaritore. I prodigi di Krishna sono comparabili a quelli di Orfeo.
Nella leggenda greca Tirteo conduce un esercito all’azione a suon di musica; Anfione alza i muri di Tebe suonando la lira; Orfeo incantava gli animali selvatici, faceva danzare gli alberi e le rocce con il suo flauto; Talete con la musica vinse la peste a Creta. La Bibbia ci racconta come Giosué fece cadere il muro di Gerico con voci umane e il suono delle trombe. In Grecia, Apollo, dio della luce, della musica, della poesia e suonatore di lira, viene associato all’equilibrio, all’ordine e all’armonia della musica. Dioniso, dio delle inebrianti forze primigenie della natura, del vino, della danza e del teatro, richiama la fusione di ebbrezza mistica e di sensualità della musica. Sempre in Grecia la musica veniva adoperata per commuovere e convincere, per addormentare e placare, per stimolare ed eccitare, per purificare le passioni dell’animo e guarire le malattie del corpo. Durante il Rinascimento vengono rivalutati, soprattutto, i poteri psicoterapeutici e pedagogici della musica. Damone stimolava i giovani ad ascoltare certe melodie: il loro carattere si modellava in quelle e le vibrazioni e risvegliavano vibrazioni simili nella loro interiorità. Il Barocco conferma, con il suo stile, che la musica può avere effetti nell’interiorità dell’uomo, e che il senso spirituale riflette il senso psicologico. Il grande interrogativo che l’uomo del Barocco si pone è: Chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Il Romanticismo ha colto come la musica sia voce ed espressione del proprio tempo. Ha capito; l’importanza della sua dimensione storica e ha dato inizio ad un processo di assimilazione ed uso consapevole della musica. Shomberg, erede del Romanticismo, ci mette in contatto con un nuovo modo di espressione musicale, conseguenza ed evoluzione consapevole del passato. Egli fonde in un flusso denso e privo di punti di orientamento, tutte le tensioni espressive e cerca nelle qualità naturali del suono, nel timbro, il senso originario dell’esprimersi. All’inizio del nostro secolo la definizione del simbolo non era chiara quanto lo é oggi. Venivano considerati simboli alcuni legami misteriosi tra la natura e l’uomo, tra l’inorganico e l’organico. Cassirer, ne “La filosofia delle forme simboliche” (1923), considera il simbolo come una forma di pensiero che, con le sue radici e i suoi rami, invade e ricopre il campo della filosofia, dell’antropologia, di tutte le altre scienze e quello delle arti, e di conseguenza quello della musica. In psicoanalisi, nello stesso periodo, viene definito “simbolo tutto ciò che l’uomo rivela degli abissi del suo io profondo, a lui stesso ignoto. Saussure definisce e differenzia il simbolo dal segno. Evidenzia le motivazioni che mettono in relazione significante e significato. Così in musicologia il termine “simbolo” acquista significati propri e connotazioni varie. Per esempio, simboli sono le segmentazioni analitiche della stesura musicale, che ricalcano i modelli linguistici; simboli sono i mezzi, consci o inconsci, con i quali l’artista esprime nei suoni se stesso; simboli sono le immagini che risveglia nell’ascoltatore … La musica attraverso i suoi simboli é sempre stata mediazione tra l’infinito e il finito. Ha sempre colto l’oscuro e l’indecifrabile del misterioso universo che ci circonda; ha fatto da ponte tra esso e le tensioni interiori legate al nostro bisogno di trascendenza. Con la sua simbologia analogica, la musica può descrivere lo scorrere di una massa d’acqua facendola fluire davanti ai nostri occhi. Può agire nello stesso modo con le misteriose correnti che abitano le profondità del nostro essere. Le parole enumerano, nominano e descrivono questi avvenimenti, la musica con i suoi simboli li fa scorrere vibranti davanti a noi.
Psicomusica e pedagogia
Teoria della tecnica. Ogni disturbo della personalità può essere descritto, in maggior o minor grado, come disturbo del ritmo. Il ritmo é fulcro universale dell’espressione e della comunicazione. Il dialogo musicale può arricchire il dialogo parlato o sostituirsi ad esso. Le tecniche psicomusicali sono un mezzo per far vibrare la gamma delle emozioni e sentimenti inducendo nuove esperienze. In pedagogia vengono adoperate per mettere in atto i meccanismi complessi e delicati delle comunicazioni e delle interazioni umane in modo sempre più completo. Queste tecniche influiscono sui processi di identificazione, di proiezione, sulle modalità personali. Risvegliano simboli dell’inconscio personale e collettivo. Possono dar vita a dialoghi interni e a sentimenti di partecipazione comune. Inoltre vengono adoperate per esplorare il mondo delle emozioni, dei desideri, dei fantasmi. Inducono abreazioni, superamento di difficoltà, modifica di comportamenti. Di conseguenza portano ad abbandonare modelli stereotipati di vita. Si riorganizza così l’universo emozionale ed affettivo, le relative funzioni simboliche ed immaginative. Le tecniche psicomusicali, da un’angolazione diversa rispetto ad altri metodi espressivi, portano ad ampliare la conoscenza e comprensione di sé, la conoscenza e comprensione dell’altro, la possibilità di capirsi e capire. Portano a liberare energie stagnanti ed inattive, che possono essere adoperate per mettere in atto, in modo intelligente e dinamico, potenzialità costruttive ed immaginative. Aprono nuovi canali di comunicazione, con se stessi e con il mondo esterno, attraverso l’uso di strumenti di percussione e di altri strumenti più complessi, oppure attraverso l’ascolto di ritmi, suoni, melodie, armonie semplici o brani musicali più complessi. Gli effetti fisiologici, affettivi e mentali, che il suono produce, contribuiscono a rendere più armoniosa l’unità psicofisica. Nella filogenesi, l’espressione attraverso il suono, é anteriore al linguaggio umano strutturato.
La psicomusica offre una metodologia valida quando siamo di fronte a qualsiasi interferenza o disordine di struttura o di funzionalità, che ostacoli l’omeostasi dell’organismo. Di conseguenza é molto efficace nel caso di perdita o riduzione di un’attitudine o attività e relativo handicap. Nel nostro caso il deficit, la difficoltà e l’handicap riguardano il linguaggio parlato. In questo tipo di difficoltà si é riscontrato che la musica é un oggetto intermediario privilegiato. La psicomusica si rivolge simultaneamente alla correzione del disturbo della parola e alla risoluzione dei relativi problemi emotivi. Il dialogo, che si instaura tra l’organismo e la musica, fa entrare in relazione l’individuo con il suo corpo e favorisce l’armonizzazione con tutto il suo essere. Anche gli audiolesi, di qualsiasi grado, avvertono le vibrazioni dei rumori e dei suoni. Con le tecniche psicomusicali é possibile attraversare le cellule uditive dormienti per estendere la capacità uditiva. Nelle persone con seri deficit di linguaggio la perdita di energia é enorme. Nell’impossibilità di esprimersi bene hanno la tendenza a rifugiarsi nel silenzio o in un atteggiamento di violenza esasperata riguardo le proprie difficoltà. Con queste tecniche, é possibile attraversare il deficit ed allargare altri canali sensoriali di comunicazione. La musica tocca il nucleo profondo, la radice dei ricordi personali ed ancestrali, delle possibilità alternative potenziali. Novalis la definisce “l’arte del dinamismo psichico”.
Ritmo Melodia Armonia
È importante ricordare che: Il ritmo é collegato alla vita fisiologica, alle energie che circolano nel nostro corpo. La melodia ha influenza sulla vita emotiva, affettiva e psichica. L’armonia appartiene alla parte razionale della mente.
E così il ritmo, melodia, e armonia é fondamentale nel caso degli allievi con disturbi di udito e/o linguaggio per:
- agevolare la coordinazione motoria;
- strutturare in modo più adeguato la parola mediante opportuni ritmi vocali, fraseggi con melodie e conseguente miglioramento della coordinazione armonica;
- promuovere il contatto sociale attraverso l’acquisizione di movimenti corporei più liberi e armoniosi;
- sviluppare il senso del ritmo rendendolo sempre più in sintonia con i molteplici ritmi dell’ambiente circostante e del mondo più vasto nel quale sono inseriti.
Percezione della musica negli audiovisivi. La percezione della musica, negli audiolesi severi, é basata, quasi esclusivamente, sul loro senso del tatto. Riescono ad imparare e distinguere le vibrazioni musicali in termini di altezza. In questo modo: con la punta delle dita sulla cassa armonica del pianoforte, ad occhi chiusi, sono invitati a rispondere” alto” o “basso”, mentre l’insegnante batte dei tasti sui registri estremi. Un modo ancora più efficace consiste nel far suonare loro il pianoforte. Le vibrazioni dello strumento permettono loro di formarsi una migliore idea di alto e basso poiché sono simili a quelle prodotte dalla propria voce (I. Alvin, La musica. Armando Ed. Roma, 1971).
Applicazioni pratiche
Strumentario: Strumenti musicali sono tutti i corpi e gli oggetti capaci di produrre suoni, di realizzare idee e forme musicali. Prima di adoperare oggetti materiali l’uomo adoperò il suo corpo e la sua voce. Batté le mani, i piedi; batté le mani sul torace, sulle cosce. Incominciò poi ad avvolgere il suo corpo con sonagli. A questi strumenti se ne aggiunsero altri, non solo per segnare il ritmo, ma per produrre suoni, fischi, ronzii. Iniziò così la pratica strumentale. Sono numerose le classificazioni degli strumenti musicali. Quelle più usate si basano sul modo in cui il suono é prodotto e, secondariamente, sul modo in cui lo strumento é suonato. Gli strumenti musicali possono suddividersi in cinque grandi categorie (V. Michels, Atlante di musica. Mondadori, 1982).
– Idiofoni: il suono é prodotto dallo stesso materiale con cui lo strumento é costruito (strumenti a percussione senza membrana: bastoncini di legno duro, nacchere o castagnette, piatti, cimbali, triangoli, xilofoni, metallofoni, marimbas, celeste, campanelli, campane, sonagli, cerchi e tamburelli a sonagli, maracas, raschiatoi di bambù, zucca, legno, scacciapensieri …. ).
– Membranofoni: Il suono proviene dalla vibrazione di membrane tese percosse dalle mani o da bacchette varie (timpani, tamburi, tamburi tubolati, rullanti, bongo, cogna, timbales, tom-tom, grancasse …. ).
– Cordofoni: il suono é prodotto dalle vibrazioni di corde tese fra due punti fissi pizzicate, battute o con l’archetto (cetra, liuto, chitarra, arpa, salterio, arco musicale, clavicembalo, pianoforte, viola, violino …. ).
– Aerofoni: strumenti in cui il vibratore primario é l’aria. Il suono é emesso per mezzo del soffio generato dal sonatore o per mezzo di mantici (fischietti, ocarine, corni, cornetti, tube, trombe, fagotti, clarinetti, saxofoni, cornamuse, canne, armoniche, fisarmoniche, organi …. ).
– Elettrofoni: strumenti che impiegano la corrente elettrica per la produzione o elaborazione del suono (chitarra elettrica, organo elettrico, sintetizzatore … ). Oltre a questa, classificazione é importante non dimenticare e il corpo umano continua ad essere lo strumento musicale più completo e che, tutti gli strumenti musicali propriamente detti, sono un prolungamento di esso. Nel corpo abbiamo impliciti l’idiofono, il membranofono, l’aerofono, ma di per sé, non può essere un oggetto intermediario. Il rapporto diretto con il corpo, per produrre ritmi o suoni, soprattutto nelle persone con deficit e handicap, può risvegliare situazioni di ansia che portano alla fuga o alla chiusura in se stessi. Quando si battono le mani, i piedi, ecc. per ottenere dei ritmi, l’insegnante ricorderà di evitare all’inizio il corpo a corpo. Poco a poco può arrivare a battere sul palmo della mano dell’allievo, ma questo contatto ritmico va effettuato solo quando si conosce bene il suo modo di rapportarsi o si é creato un clima disteso. Per questo si preferisce iniziare con oggetti intermediari. I primi possono essere gli strumenti creati e costruiti in classe. Il processo di creazione e costruzione li ha resi familiari, per questo non suscitano l’allarme del nuovo. Può essere interessante per l’insegnante guidare la costruzione improvvisata degli strumenti, ricordando che, quanto più primitivi e rudimentali sono, tanto più profondamente penetrano attraversando l’ostacolo dell’handicap. Possono essere utili a questo scopo vasetti o scatole da riempire con sassi, sassolini, fagioli, paste, bulloni, viti, ecc. (per produrre sonorità diverse), coperchi di pentole, tavolette di legno, pentole e mestoli, cucchiai, zucche svuotate …. La creatività e l’entusiasmo degli insegnanti e allievi supereranno largamente i nostri suggerimenti!
Esercizi con gli strumenti musicali. Con gli strumenti musicali, anche i più semplici, come oggetti intermediari, é possibile trattare argomenti personali e sociali, come con ogni altro tipo di linguaggio. È possibile esprimere le emozioni, gli affetti, i rapporti relazionali, i sogni i progetti ….
Esempi a titolo indicativo:
Area della fantasia – Consegna. Scegli uno o più strumenti con i quali esprimere: – come suona la pioggia ….. – come scalda il sole ….. – come batte il cuore – come si infrangono le onde del mare sulla spiaggia – come soffia il vento – com’é il temporale – come suona la grandine – come suona dicembre …..
Area delle emozioni – Consegna. Scegli uno o più strumenti con i quali descrivere com’é per te: – la gioia …. – La tristezza … – l’amore ….. – la rabbia ….. – la delusione …..
– l’entusiasmo – l’angoscia – la paura – l’amarezza – la forza – la tenerezza – la speranza .
Area della personalità – Consegna. Scegli liberamente tra gli strumenti che hai a disposizione quelli che senti più in consonanza per esprimere tratti del tuo carattere.
Con gli strumenti fa un dialogo fra aspetti che ti piacciono e aspetti che non ti piacciono del tuo carattere.
Esprimi con gli strumenti: – come ti piacerebbe essere ….. – come senti che ti vedono gli altri….
Area dei rapporti con i coetanei. – Consegne. Esprimi con gli strumenti: il gioco – l’amicizia – la collaborazione.
Scegli un compagno e mantieni con lui un dialogo, attraverso gli strumenti, nel quale ci siano, da parte tua, gioco… amicizia… collaborazione ….
Una coppia di allievi al centro. Ognuno di voi ha a disposizione uno strumento. Uno inizia a suonare, l’altro completa la “frase musicale”. Si avvia un dialogo libero.
In cerchio ognuno con uno strumento. Uno inizia con un suo ritmo … il compagno alla destra si aggiunge …. e così via …. fino a suonare tutti insieme.
Area dei rapporti familiari – Consegne. Scegli degli strumenti che possano rappresentare ogni membro della tua famiglia. Mostraci come tu li senti adoperando successivamente ogni strumento scelto.
Descrivi attraverso gli strumenti: – l’ora di pranzo a casa – una domenica – un giorno al mare – un giorno in montagna .
Area sociale – Consegne. Descrivi attraverso gli strumenti: – una domenica in città …. – un giorno feriale in città ….. -la scuola …. -la tua classe …. – il tuo quartiere -un pomeriggio al circo – il supermercato – il mercato …..
Area degli ideali e progetti – Consegne. Descrivi attraverso gli strumenti: – com’é il tuo eroe preferito – un personaggio della televisione – come vedi il Liceo classico, scientifico, l’istituto tecnico (e altre scuole) – com’é un avvocato – com’é un medico – com’é un idraulico – com’é un meccanico .
Improvvisazione in gruppo
Nell’improvvisazione la “direzione” sarà costantemente rinnovata, così ognuno darà il proprio contributo. Tutto il gruppo può interagire con gli strumenti.
Consegna
Siete i membri di un’orchestra. Uno di voi sarà il direttore, gli altri gli esecutori. Il ruolo del direttore sarà assunto, a turno, da tutti. Mettetevi d’accordo su chi sarà il primo a dirigere. Scegliete gli strumenti. …. Incominciate a suonare ascoltando il vostro strumento, l’insieme e facendo attenzione ai gesti del “direttore”. Dopo alcuni minuti si sostituisce il direttore e si possono scambiare gli strumenti. In questo lavoro di gruppo, all’inizio, si può notare che i suoni. Ognuno cercherà d’imporre il proprio suono, non rispettando il “direttore”. Poi gradatamente la cacofonia si farà ritmo e il gruppo inizierà una vera interazione. Dividetevi in sotto gruppi da cinque persone. Uno di voi sarà il “capo” del sotto gruppo. I “capi”, a loro volta, dipendono da un “direttore d’orchestra. Chi fa il direttore? Ora suonate seguendo le indicazioni dei” capi”, che a loro volta seguono le indicazioni del” direttore” . Questo esercizio porta ad una maggiore consapevolezza del gruppo, permette di arrivare ad un buon livello di interazione. Stimola l’iniziativa, la responsabilità, il rispetto delle regole e dell’organizzazione del gruppo.
Scegliete gli strumenti Un solista inizia a suonare l’orchestra risponde. Il dialogo prosegue. Si cambia solista e si continua via via.
Scegliete gli strumenti. Dividetevi in gruppi da tre ….. Inizia il primo gruppo …. Dopo si aggiunge un secondo gruppo …. e così via ….. Ora suonate tutti assieme.
Scegliete gli strumenti …. Mettetevi insieme ai compagni che hanno uno strumento simile al vostro …. Ora che i gruppi sono formati, suonerà un gruppo di strumenti alla volta …. Ora suonate tutti assieme.
Nelle improvvisazioni si può iniziare mettendo a disposizione un certo strumento introducendo successivamente strumenti nuovi. Per esempio si inizia con soli idiofoni aggiungendo poi membranofoni, cordofoni, ecc. È importante stimolare i movimenti del corpo (battere le mani, girare su se stessi, ecc.) e le vocalizzazioni. Nell’improvvisazione si cerca non solo il ritmo, ma anche la risonanza tra i vari strumenti. Si ottiene, attraverso la risonanza musicale, una retro alimentazione continua. Così tutte le azioni musicali e anche gli spazi di silenzio sono intrecciati in un continuum espressivo. Lavorare con il ritmo é di fondamentale importanza. Un ritmo troppo lento, frammentato, distorto, insomma disarmonico, é sempre segno di una disarmonia del ritmo interiore. Il ritmo e il suo variare si ripercuotono sull’immagine corporea e sull’espressione verbale. Per questo agire sul ritmo significa agire su entrambe. Il ritmo é una successione ad intervalli regolari di suoni più o meno intensi, per creare un ordinato sviluppo del discorso musicale, che esprime e manifesta sentimenti, emozioni, vincoli, ecc. Quando l’insegnante scopre, attraverso l’uso degli strumenti, che il discorso musicale dell’allievo non é ordinato, può orientarlo ed ordinarlo. Di conseguenza lo orienterà nell’ordinamento dell’emozione, del pensiero, della situazione che sta manifestando. Rendere più efficace il “discorso musicale” significa anche rendere più efficace il discorso parlato. L’insegnante, nel possibile, sarà vicino o accanto all’allievo, e non di fronte, come nel modo abituale. Ciò contribuisce a diminuire la tensione legata alla presenza dell’autorità. È importante inoltre non trascurare la corrente interpersonale, che si stabilisce tra gli allievi, perché possano vivere la loro esperienza sonoroespressiva, senza sentirla eccessivamente controllata dall’autocritica e dalla critica del gruppo. Nelle dinamiche di gruppo, stabilite con gli elementi musicali, ci sono due gradi di partecipazione: l’allievo o gli allievi che, al centro, attivamente suonano gli strumenti; gli altri attorno che sono la cassa di risonanza di ciò che avviene al centro. L’insegnante, nella conduzione del momento musicale, manterrà l’attenzione del gruppo tenendo conto di questi gradi di partecipazione. Quando lo riterrà opportuno, farà esprimere, sempre attraverso gli strumenti musicali, al “pubblico”, le risonanze personali. Incoraggerà l’intervento spontaneo; potrà intervenire per modificare l’atmosfera quando risulta troppo monotona, confusa o veloce. È importante non affrettarsi. Se si rispettano i tempi dei più lenti, trovando il modo anche di interessare anche i più veloci, i risultati saranno ottimi. L’eccesso di indecisione, di ansia, di perfezionismo, di direttività dell’insegnante, ostacolerà il suo stesso lavoro.
Ascolto di brani musicali – La musica come stimolazione
La musica é una fonte preziosa di stimoli. L’audizione musicale ha ripercussioni sulla respirazione, sul ritmo cardiaco sul riflesso psicogalvanico della pelle, sui ritmi alfa tradotti dall’elettroencefalogramma. Esiste una specie di regolazione dei ritmi biologici in accordo con lo schema temporale, tematico e dinamico dell’opera.
Il nostro udito ha la possibilità di due tipi di ascolto: ascolto centrale, ascolto periferico. Nell’ascolto centrale l’udito si concentra in una stretta fascia di informazioni. L’ascolto periferico é meno conscio, meno focalizzato e meno delimitato. L’audizione centrale corrisponde ai processi di concentrazione analitica, quella periferica agli stati di ampliamento della coscienza olistica. Nel nostro caso, adoperiamo la musica per stimolare l’audizione periferica. Stati emotivi ed affettivi possono essere stimolati attraverso l’ampliamento di coscienza olistico.
Musiche suggerite (a titolo di esempio non limitativo)
La musica di percussione é la musica più regressiva. È considerata la più adeguata per ricreare l’atmosfera degli inizi della vita. Le ninnenanne cantate in lingua straniera ricreano l’atmosfera dei primissimi anni di vita. La lingua straniera é importante perché riconduce ad uno stadio evolutivo, in cui la comprensione del linguaggio verbale non era ancora acquisita. Le filastrocche, i girotondi, le canzoni infantili ricreano il clima dell’età prescolastica e dei primi anni scolastici. La musica di Mozart stimola l’espressione vocale per la preponderante presenza di suoni acuti e per la linearità armonica. È adeguata per riportare a vissuti dell’infanzia, dato che Mozart, più di altri, ha espresso in essa i suoi vissuti infantili. La musica brasiliana stimola la gioia e l’euforia.
La musica elettronica destrutturata risveglia immagini fantastiche, spesso paurose. Alcune musiche di Shubert, Chopin, Smentana suscitano immagini di nostalgia e rimpianto. Quasi tutte le musiche di Beethoven, Wagner, stimolano l’energia, la forza, il coraggio e l’autoaffermazione.
Le marce stimolano al dinamismo e all’azione. Alcuni brani di Cajkovskij, Dvorak e Grieg stimolano la produzione di immagini descrittive. Musiche cantate come l’Ave Maria di Schubert e di Gounod, il Panis Angelicus di Franck stimolano la distensione. Il Rock melodico incita al movimento, alla ricerca dell’armonia. L’Hard Rock mette a contatto con la rabbia e il desiderio di ribellione. Musiche che imitano elementi naturali come il canto di uccelli, gorgoglio di ruscelli, ecc. stimolano la dolcezza e l’armonia. La successione di un gran numero di suoni brevi produce una sensazione di agitazione, di instabilità, di allarme. La successione di un gran numero di suoni di lunga durata, esprime qualcosa di solenne, maestoso, imponente. La nota lunga produce un effetto di calma e di stabilità, quella breve di eccitabilità. L’ascolto della musica crea un clima, un’atmosfera che induce all’azione. È un elemento di liberazione energetica, che porta al movimento. L’azione può avvenire attraverso: la danza e l’espressione corporea; il disegno; la vocalizzazione e il canto; la drammatizzazione, la manualità artistica. Attraverso la musica si libera l’energia interna e la si proietta all’esterno, sia attraverso gli strumenti musicali, sia dal disegno, dell’azione, dalla drammatizzazione, ecc. indotti da essa. La comunicazione musicale può essere letta in termini di energia. Quando un corpo in vibrazione emette un suono, c’é energia messa in movimento, cioè il corpo emette energia. Onda, pulsazione, vibrazione sono altri nomi che ci portano a fenomeni simili. L’energia é uno dei principi fondamentali dell’universo. C’é energia nei nostri movimenti, nei nostri movimenti, nei sentimenti, azioni, pensieri. La psicomusica, nella sua forma attiva e passiva, induce sempre azioni, comportamenti motori, gestuali e vocalizzazioni, che sono inseparabili dall’educazione sensoriale e percettiva. Avviene così un dialogo fluido tra l’energia che la persona emette e il feedback del mondo esterno che riceve queste vibrazioni energetiche. Liberando questa energia interiore e trasformando la, si possono riarmonizzare i campi energetici che il deficit mantiene prigionieri.
La pedagogia dell’arte non ci offre compartimenti stagni o schemi rigidi per ognuna delle arti. È impossibile che ognuna di esse si esprima totalmente entro i propri limiti. È nel loro fondersi ed intrecciarsi in un sistema olistico.
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In Rivista Educazione Permanente, Università degli Studi di Siena, n.6/1991
ISFAR viale Europa 185/b Firenze, info@isfar-firenze.it – web: www.isfar-firenze.it
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