GUIDO PESCI
[/pt_text]Principi fondamentali per un piano di ricerca pedologico nel campo del disadattamento infantile.
Nonostante non sia stato ancora formulato, né approvato un piano definitivo di lavoro[*] per la ricerca pedologica, si può ritenere che una sufficiente chiarezza sia stata raggiunta riguardo ai suoi principi fondamentali e anche agli elementi più importanti del suo contenuto. Inoltre, durante i lavori della conferenza degli istituti di ricerca, che ha avuto luogo quest’estate, è stato possibile esaminare attentamente e riconfermare nei suoi tratti fondamentali il progetto già elaborato del piano, completarlo e apportarvi le opportune modifiche. Allo stato attuale delle cose, nonostante la mancanza di un piano di ricerca elaborato definitivamente in tutti i suoi punti e dettagli, si possono considerare già chiariti e approvati i tratti fondamentali del piano e, inoltre, già delineati i principali indirizzi del lavoro di ricerca pedologico. Di conseguenza, proprio adesso, prima cioè che il piano venga definitivamente portato a termine, riteniamo necessario, da un lato, esaminare e discutere i principi sostanziali ai quali ha fatto riferimento la commissione durante i lavori e, dall’altro, motivare e chiarire le linee fondamentali del piano stesso.
L’identificazione del legame inscindibile fra la pedologia del disadattamento infantile e il restante lavoro pedologico è stato per noi il punto di partenza nella ristrutturazione del piano. Infatti, questo legame indissolubile e l’organico inserimento del problema del disadattamento infantile costituiscono una conquista fondamentale nel precedente sviluppo di questa scienza e, di conseguenza, anche la base di partenza per la ristrutturazione di lavori successivi. La pedologia del disadattamento non viene infatti considerata come un ramo di questa scienza che, però, vive al di fuori sia delle leggi generali dello sviluppo del bambino che degli obbiettivi generali della sua educazione, né come una colonia scientifica separata dalla sede centrale che conduce una vita autonoma e che è amministrata da leggi proprie, ma proprio come una pedologia generale, applicata però ad un particolare settore dell’infanzia, generalmente definito come disadattamento.
Il rapporto della pedologia che riguarda il bambino disadattato con la pedologia generale comprende due momenti distinti. Il primo consiste nel fatto che la pedologia del disadattamento infantile elabora, lavorando su un settore specifico dell’infanzia, dei problemi che hanno un significato precipuo anche per la pedologia generale. In effetti, come la pedologia, secondo una certa espressione, genera la fisiologia, le leggi fondamentali dell’educazione e dello sviluppo del bambino sono evidenziate con maggior chiarezza, se studiate in quelle forme che deviano dalla norma. Lo studio di un meccanismo alterato nel corso del suo processo rappresenta l’equivalente di un esperimento artificiale, risultando però come un esperimento naturale, attraverso il quale è possibile penetrare sempre più profondamente nella struttura del meccanismo in questione e nella legge che governa il corso del processo.
I problemi generali della pedologia, come il problema della duttilità, della mutevolezza dell’organismo infantile, della sua educazione, dell’influenza sociale sullo sviluppo della sua personalità nell’insieme e nei suoi aspetti particolari, problemi più. personali, come quello dello sviluppo mentale e del talento, della formazione del carattere, dello sviluppo della capacità linguistica, vengono sottoposti a una sorta di ricerca sperimentale, nel momento in cui, studiando lo sviluppo e la formazione del bambino mentalmente ritardato, sordomuto o psicopatico, ci troviamo di fronte a fenomeni sperimenali, non riprodotti artificialmente, che si realizzano nella natura stessa. Noi pensiamo che la pedologia del disadattamento infantile debba acquisire, per la pedologia generale, lo stesso significato che la patologia ha assunto per l’anatomia e la fisiologia dell’organismo umano.
Il riconoscimento dell’intimo legame fra la pedologia generale e la pedologia del disadattamento infantile sembra non aver incontrato fino ad ora alcuna opposizione e possiamo affermare, senza esagerazione, che l’elaborazione dei problemi fondamentali della pedologia generale verrebbe spesso messa in difficoltà, e a volte resa impossibile, senza l’ausilio della pedologia del disadattamento infantile.
Un secondo momento, più importante, è determinato dal fatto che la pedologia del disadattamento infantile stabilisce scientificamente un campo di conoscenza che è possibile realizzare soltanto quando è basato sui medesimo fondamento metodologico della pedologia generale. Soltanto nel momento in cui la moderna pedagogia, formata spesso da un insieme eclettico di norme puramente empiriche, sostituisce quella che, secondo un’espressione di B. Schmidt, viene definita come «anarchia pedagogica», lo studio scientifico del bambino deficitario diventa un problema considerato veramente scientifico.
Tuttavia, accanto al suo duplice e intimo rapporto con la pedologia generale, il campo che a noi interessa presenta una serie di particolarità specifiche e si trova, rispetto alla scienza in generale in un rapporto diverso da quello che ha con le altre sue parti; ed è da questo particolare rapporto che hanno origine nuove ed ulteriori difficoltà di pianificazione. La pedologia del disadattamento infantile deve infatti abbracciare tutte le età, dall’asilo nido alla libertà, così come si deve occupare, per quel che riguarda i bambini deficitari, di una tipologia vastissima. Per questo possiamo aspettarci fin d’ora che, in questo campo, i problemi di pianificazione verranno risolti con maggiore difficoltà, che in altri.
Il secondo punto di partenza del nostro piano di ricerca, assieme ai rapporto con la pedologia generale, è la continuità rispetto a tutto il lavoro pedologico svolto finora in questo campo, che lo attraversa in tutto il suo svolgimento. Se vogliamo descrivere in forma più generale l’obbiettivo fondamentale di tutto il piano e, di conseguenza, di tutto il lavoro che riguarda la pedologia del disadattamento infantile nei prossimi cinque anni, possiamo specificare che è assolutamente necessario consolidare quella pratica di revisione del problema del disadattamento infantile già adottata negli anni della rivoluzione; consolidare inoltre, in linea di principio, l’ossatura metodologica e teorica della nuova pedologia del disadattamento infantile; e infine sviluppare e proseguire la direttrice secondo la quale è possibile fondare, avvalendosi dei risultati di un pluriennale lavoro collettivo, una pedologia del disadattamento infantile su principi marxisti.
La base del presente piano di ricerca è stata posta nel corso del Congresso di Pedologia. Il Congresso, da un lato, ha realizzato e definito in modo più sistematico i presupposti metodologici di principio che erano alla base dello studio e dell’educazione del bambino disadattato, e con questo ha creato e indicato i punti di partenza del nostro piano; dall’altro, ha direttamente elaborato e indicato nelle sue risoluzioni le parti più importanti del piano del lavoro di ricerca scientifica in questo campo. Perciò, il lavoro della commissione per il piano di ricerca consisteva in sostanza nell’ampliare e realizzare quegli obbiettivi già indicati nel corso del congresso, oltre al fatto che, sempre grazie ai lavori del congresso, era possibile mettere in atto proprio quella continuità di cui parlavamo. Nel presentare le conclusioni del congresso, si è parlato giustamente di tutti quei momenti che collegavano i risultati del lavoro congressuale con il nostro progetto: considerati nell’insieme questi rappresentano un primo passo verso la fondazione su basi marxiste di una pedologia del disadattamento infantile, inoltre fornisce un materiale sufficientemente ricco da poter determinare, in stretto contatto con i problemi pedologici, le prospettive e le linee del futuro lavoro di ricerca in questo campo.
Ma adesso non intendiamo soffermarci né sulle conclusioni raggiunte dal congresso a questo proposito, né sulla piattaforma di base elaborata poi durante le giornate congressuali, che, come abbiamo già mostrato, costituisce il fondamento della strutturazione del nostro progetto; possiamo informarci, infatti, a questo riguardo, leggendo le relazioni conclusive del 1° Congresso di Pedologia. Abbiamo ritenuto soltanto che fosse indispensabile sottolineare il legame di continuità con il lavoro precedente, fuori del quale sarebbe impossibile una corretta comprensione di tutto il progetto. Ed è conforme-mente a questo fattore che, grazie anche all’elaborazione dei contenuti della ricerca, durante cinque anni di lavoro, sono stati posti come fondamenti del piano quattro criteri di base che ne determinano le linee conduttrici, l’orientamento finale e conformemente alle quali è stata compiuta la scelta dei temi. Il primo criterio consiste nel dare una forma teorica su basi marxiste alla pedologia del disadattamento infantile e alla difettotogia (pedagogia curativa); il secondo, nello studio dei condizionamenti sociali sullo sviluppo del bambino disadattato (fattori sia sociale che biogenetici); il terzo criterio consiste nella scoperta della dinamica dello sviluppo del bambino disadattato(dinamica del conflitto, del deficit, dell’armonia caratteriale, e in generale, di tutti i meccanismi di formazione del disadattamento educativo e del suo superamento) come primo approccio a uno studio dialettico dei problemi di pedologia patologica, li quarto criterio consiste infine nell’elaborare un fondamento pedologico della pratica della pedagogia in rapporto ai piano dello sviluppo concreto della scuola sovietica e delle istituzioni educative per bambini disadattati.
Secondo questi quattro criteri di base, viene anche fissato l’ordine di elaborazione dei temi scientifici. Riguardo a quei temi che invece esulano da queste linee fondamentali, abbiamo deciso di eliminarli del tutto, in quanto inattuali, dal prossimo piano quinquennale di lavoro e, sebbene spesso siano di per sé del tutto legittimi, possono essere affrontati e risolti in altra sede, dopo la definitiva stesura del piano.
Durante i lavori di stesura del piano, ritenevamo che allo stato attuale dello sviluppo della nostra pedologia, un ulteriore progresso e il consolidamento di ciò che era già stato raggiunto fossero impossibili senza una formalizzazione filosofica e metodologica generale di questo campo della conoscenza che, come abbiamo già detto, è dominato tuttora dal nudo empirismo e dal puro eclettismo, due fattori che combinati insieme portano all’« anarchia pedagogica ». La ricerca di un fondamento filosofico, i tentativi metodologici di motivare la specificità sia dell’oggetto di studio che dei procedimenti e dei metodi adottati per studiarlo, le tendenze a porre basi teoriche in questo campo e, infine, l’esigenza, da un lato, di delimitare le proprie funzioni e, dall’altro, di stabilire un autentico rapporto con le altre scienze generali: tutti questi sono elementi che rappresentano le caratteristiche principali della moderna pedologia del disadattamento infantile, in Europa e in America. Proprio quest’ansia di darsi un fondamento filosofico mostra il livello di maturità raggiunto dalla pedologia e contemporaneamente la crisi di cui ora sta soffrendo a questo riguardo.
Non vediamo altri compiti per la pedologia del disadattamento infantile, se non quelli che le mostrano il suo rapporto con la pedologia e la pedagogia generali. Gli obiettivi e i compiti generale dell’educazione e dell’insegnamento, stabiliti dalla pedagogia sono contemporaneamente gli obbiettivi e i compiti dell’educazione speciale del bambino disadattato, come del resto le leggi generali di sviluppo dell’organismo infantile e della sua formazione sono nel contempo anche leggi dello sviluppo e della formazione del bambino disadattato. La specificità di quest’ultime consiste solo nel fatto che, per assolvere i compiti generali dell’educazione e conseguire gli obbiettivi generali dello sviluppo, vengono adottati metodi speciali.
Proprio nello studio di questi processi particolari di sviluppo del bambino disadattato e nell’elaborazione di metodi speciali a fini educativi risiede il compito principale del lavoro di ricerca in questo campo. Per la realizzazione di questo compito è però indispensabile, prima di tutto, determinare metodologicamente quello che cerchiamo, quali sono i mezzi conoscitivi che ci permettono di stabilire i principi che ci interessano, quale è in generale la natura metodologica di questo campo della pedologia.
Inoltre, la diretta realizzazione del suddetto compito è intimamente collegata a un secondo momento: l’analisi esplicativa dell’influenza del fattore ambientale sullo sviluppo del bambino disadattato. La teoria dei fattori sociali del disadattamento educativo infantile e la concezione di tutto il fenomeno come socialmente determinato, costituiscono, com’è noto, la base di tutta la revisione del problema del disadattamento infantile. Possiamo affermare che nessun capitolo della nostra pedologia si trova in un legame tanto stretto e organico con la pedagogia, quanto quello che riguarda il disadattamento infantile e, in primo luogo, il disadattamento dovuto a fattori sociogenetici. In realtà, anche nel bambino portatore di un deficit organico, che cresce in un determinato ambiente sociale, si manifesta, lungo tutta la durata del suo sviluppo, la complessa influenza di questo fattore.
A tutto ciò è strettamente collegato un terzo momento: la scoperta della dinamica dello sviluppo del bambino disadattato. I migliori elementi che possiamo prendere dalle ricerche cliniche e di laboratorio europee sul bambino disadattato sono indirizzati verso una concezione dinamica del deficit e del disadattamento infantile. Questa concezione sta sostituendo gradualmente la vecchia impostazione di tipo statistico e puramente quantitativo. La nuova concezione ci rivela attraverso quali complicati meccanismi si vengono a formare le turbe del comportamento e ci indica la via per modificare e superare questa insufficienza.
Nella concezione dinamica delle turbe del comportamento infantile è racchiusa una dialettica spontanea, che è presente in ogni conoscenza realmente scientifica e la cui assimilazione deve diventare per noi il primo passo lungo il cammino di un’elaborazione coscientemente o dialettica di questi complessi problemi dello sviluppo umano.
Per concludere, anche la pratica, questo potentis-simo fattore di cambiamenti rivoluzionari nello studio e nell’educazione del bambino disadattato, esigeva l’introduzione di una serie di temi, dal suo punto di vista prioritari.
Tutto il nostro piano è stato costruito sulla base delle richieste delle corrispettive istituzioni, in primo luogo dei Glavsocvos, poi dei piani di produzione esistenti nei singoli istituti e delle loro richieste sui temi della ricerca. Ci siamo basati infine su quei temi, proposti dalla stessa commissione, che sono scaturiti spontaneamente dai quattro criteri da noi indicati più sopra. Inoltre, per l’elaborazione del piano, siamo partiti da una concezione generale, secondo la quale veniva riconosciuta la legittimità di un duplice ordine tematico.
Nel prossimo piano quinquennale della pedologia, come afferma A.B. Zalkind * nelle sue tesi per il piano generale, l’attenzione della ricerca deve essere posta principalmente al servizio diretto del processo pedagogico. Tuttavia, contemporaneamente, continuano e vengono approfondite le ricerche fondamentali della psicofisiologia dello sviluppo umano e si elaborano i problemi più attuali per l’edificazione del socialismo. Un ulteriore punto di partenza nella stesura del piano è dato dalla necessaria presenza di queste due linee del lavoro di ricerca nello studio di tutti i tipi di disadattamento infantile. Abbiamo ritenuto anche che la migliore forma organizzativa per garantire la realizzazione del piano consistesse nel creare un istituto centrale di ricerca per ogni campo e altri istituti che svolgessero un lavoro ausiliario sulla linea del primo.
Abbiamo diviso, così per poterli studiare, i bambini in diverse sezioni, a seconda dei vari tipi di disturbi e deficit di cui erano portatori: bambini disadattati all’interno della scuola di massa, bambini affetti da turbe dell’apprendimento scolastico nel senso proprio della parola (bambini abbandonati, delinquenti, trascurati dal punto di vista pedagogico) psicopatici e neuropatici, bambini mentalmente ritardati, bambini ciechi, sordomuti, affetti da logopatia, malati fisicamente e psichicamente. Abbiamo ritenuto che per ognuna di queste sezioni di studio fosse necessario garantire la ricerca pedologica, sia dal punto di vista somato-pedologico che psico-riflessologico, inoltre un lavoro di ricerca nel campo pratico, inteso di solito come lavoro d’indagine.
Mettendo a confronto queste esigenze con la reale situazione che il lavoro della pedologia moderna presenta nel campo del disadattamento infantile, possiamo osservare che, da un lato, il principio organizzativo da noi proposto trova la sua verifica e realizzazione con la pratica di specializzazione adottata o soltanto indicata dalla maggioranza degli istituti ma, dall’altro, esiste un divario preoccupante fra il progetto e la realtà delle cose. Riteniamo però che la sproporzione nelle ricerche sulla pedologia del disadattamento infantile, che si manifesta nella risoluzione spontanea di alcune parti a scapito di altre, debba essere eliminala, promuovendo e creando una nuova distribuzione, in un campo ancora poco studiato, e razionale del lavoro in corso.
Facciamo un esempio: il problema dello sviluppo del bambino affetto da turbe del comportamento nel senso proprio della parola (bambini abbandonati, delinquenti, trascurati dal punto di vista pedagogico e in generale disadattati dal punto di vista sociogenetico), oltre ad avere un significato precipuo per il piano di ricerca in generale, è stato anche al centro di un’opera di revisione negli anni della rivoluzione. Ebbene oggi, di fatto, se non si calcola il lavoro in questo campo di singoli ricercatori, siamo ben lontani dal seguire un corretto orientamento, nonostante ce ne sia bisogno, sia nell’elaborazione di questo problema centrale, sia nella revisione di tutto lo studio dei disturbi dell’età evolutiva. In primo luogo, un’elaborazione occasionale, condotta alla meglio da singoli istituti d’indagine, non è stata affidata a persone competenti del problema . In secondo luogo, essa non riesce in nessun caso a sostituirsi l’elaborazione profonda, condotta fin dalle fondamenta, del problema e la ricerca di tutti i meccanismi di formazione del disadattamento infantile.
Non dobbiamo aspettarci che qualcuno faccia questo lavoro per noi. Dobbiamo renderci conto che questi problemi restano tuttora aperti e che tutto il lavoro pedagogico condotto in questo campo il riferimento a punti di vista e considerazioni generali e di principio che già a suo tempo sono stati avanzati.
Il piano prevede che venga fondato, per lo studio del disadattamento infantile, un istituto o un settore speciale, analogo ai più importanti istituti che lavorano nel campo del ritardo mentale, della neuropatia e della psicopatia. Mettendo a confronto tra di loro questi tre settori del lavoro di ricerca pedologico, ci colpisce subito l’enorme sproporzione fra l’elevato grado di elaborazione raggiunto rispetto agli ultimi due problemi e la quasi totale mancanza di elaborazione nell’ambito del primo. Bisogna tener conto che, in questo problema esistono due indirizzi ideologici, sia nelle ricerche scientifiche mondiali che nelle nostre, e quello che è stato fatto finora non ha affatto esaurito il conflitto. Inoltre, la linea conduttrice di tutti i nostri congressi specialistici e del nostro lavoro pratico non è sostenuta scientificamente.
Il piano propone di concentrare tutti i problemi che riguardano questo settore nell’Istituto di metodologia didattica, che deve diventare il centro del lavoro. Un favore di ciò giocano due considerazioni: 1) l’Istituto si è occupato molto attivamente dell’impostazione del problema, ha preso parte alla revisione dei principi di tutto lo studio del disadattamento infantile, ha prodotto con il suo lavoro ricerche metodologiche fondamentali su questo argomento; 2) dal punto di vista dell’indirizzo ideologico e scientifico, questo istituto può garantire nel migliore dei modi l’elaborazione dei temi di pedologia ambientale. Infine è lecito aspettarsi che la ricerca e lo studio dell’ambiente del bambino disadattato, intesi come metodi particolari di lavoro pedologico, insieme ai metodi clinici e di laboratorio, vengano direttamente collegati con la ricerca pedologica generale e pedagogica dell’ambiente.
Il problema dei bambini neuropatici e psicopatici è stato preso in esame e discusso negli istituti per la tutela della salute dei bambini a Mosca e a Leningrado. Questi istituti con le varie cliniche che ne fanno parte (ad esempio la scuola-casa di cura del Narkomzdrav[†] a Mosca, possono pienamente garantire sia un’elaborazione approfondita dei problemi di pedagogia curativa, sia un ampio studio dal punto di vista biologico e psicuneurologico del bambino psicopatico e neuropatico. Inoltre, sarebbe importante incrementare all’interno di questi istituti (o, in qualità di lavoro ausiliario, negli altri) un lavoro di ricerca, ai servizio dei cittadini, nello stesso modo in cui i laboratori pedagogici assolvono questo compito per quel che riguarda il bambino mentalmente ritardato (selezione all’interno della scuola). Sarebbe quindi auspicabile introdurre lo studio dei condizionamenti sociali sullo sviluppo e la rieducazione del bambino mentalmente ritardato in un diverso ambiente sociale. Un’elaborazione supplementare di questi stessi problemi da un punto di vista psico-pedagogico potrebbe essere affidata all’Istituto di Pedagogia Scientifica presso la Seconda Università di Mosca, qualora in quella sede venisse organizzata la prevista sezione di neuropedagogia. Il compito di questa sezione riguarderebbe l’affermazione della pratica pedagogica in questo campo e la formazione di personale specializzato per le scuole-case di cura di psiconeurologia. Anche l’elaborazione dei problemi dello sviluppo dei bambini malati e portatori di anomalie organiche (affetti da tubercolosi, da sifilide, con menomazioni degli arti, ecc,) deve far capo agli istituti per la tutela della salute dell’infanzia.
Lo studio delle manifestazioni precoci e soprattutto di quelle congenite delle turbe dei comportamento deve costituire un nuovo capitolo nella teoria del disadattamento infantile, che solo negli ultimi tempi comincia a comprendere anche la prima infanzia e l’età prescolare. Lo studio del bambino disadattato nell’età di ammissione agli asili nido deve essere demandato agli istituti per la tutela della maternità e dell’infanzia, che si trovano a Mosca e a Leningrado, mentre lo studio del bambino disadat-tato in età prescolare deve essere demandato o
l’Istituto di Pedagogia Scientifica presso la Seconda Università di Mosca, oppure al Centro di Medicina Pedagogica.
Infine, soltanto la clinica pediatrica può studiare bambino neurologicamente e psichicamente malato. Tuttavia, anche in questo caso, riteniamo che i reparti pediatrici delle corrispondenti cliniche mediche debbano cominciare a svolgere un ampio lavoro pedologico e ad affrontare e a risolvere non solo i problemi puramente medici e di carattere terapeutico, ma anche quelli strettamente pedologici. Per questo, durante la conferenza di pianificazione, si è proposto come misura estremamente auspicabile, che dei pedologi specializzali entrino a far parte del personale clinico.
Facendo riferimento all’articolo di E.K. Sepp, apparso nel primo numero del nostro giornale, ci sembra che una cosa vi sia mostrata con sufficiente chiarezza: quanto cioè la clinica neurologica e la clinica psichiatrica possano elaborare i problemi ve-tornente fondamentali e profondi dello sviluppo del bambino anormale (forme gravi di ritardo rispetto a forme più lievi, l’afasia rispetto ad altri disturbi del linguaggio, la psicosi rispetto a modificazioni più lievi del carattere).
Rimane poi del tutto scoperto il settore di studio che riguarda il problema dei deficit organici, nel quale sarebbe necessario organizzare ex-novo gli schemi e i fondamenti delle ricerche. Avremmo pensato all’Istituto di Scienza Pedagogica come istituto centrale in questo campo, del cui lavoro di base si occuperebbero le cliniche pedagogiche annesse all’istituto, in quanto dipartimenti di ricerca sperimentale.
Bisogna lavorare sul problema del ritardo mentale, seguendo due linee principali: da un lato, quella indicata dall’Istituto di Ricerca per l’Infanzia di Leningrado, in collaborazione con l’istituto di Neurologia (principalmente dai punto di vista biologico e riflessologico), dall’altro, quella proposta della sezione Medico-pedagogica presso la Seconda Università di Mosca (da un punto di vista psico-pedagogico). Inoltre, conviene che io studio riflessologico dei bambino disadattato e l’elaborazione dei suoi problemi psicologici facciano capo all’istituto di Neurologia e che il lavoro di ricerca sui bambini psicopatici e mentalmente ritardati vengano invece concentrati nell’Istituto di Ricerca Pediatrica di Leningrado.
La realizzazione degli obbiettivi di studio che si trova di fronte la pedologia dei disadattamento infantile dipende sia dalla correttezza degli orientamenti di base, sia dall’organizzazione del lavoro di ricerca.
Sigla di Narodnyj Komissariat Zdravoochranena, Commissariato Popolare della Sanità (N.d.T.).
Da Rivista L’insegnante specializzato 3/92
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[*] Il progetto del piano è stato elaborato da una commissione composta da: D.I. Azbukin, L.S. Vygotskij, M.O. Gurevic, LV. Zankov, E.S. Livisic.
[†] Zalkind Aron Brosisovic (1888-1936), pedagogo e psicologo sovielico. (N.d.c.)
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