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GUIDO PESCI

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Principi fondamentali per un piano di ricerca pedologico nel campo del disadattamento infantile.

Nonostante non sia stato ancora formulato, né ap­provato un piano definitivo di lavoro[*] per la ricerca pedologica, si può ritenere che una sufficiente chiarezza sia stata raggiunta riguardo ai suoi prin­cipi fondamentali e anche agli elementi più impor­tanti del suo contenuto. Inoltre, durante i lavori della conferenza degli istituti di ricerca, che ha avuto luogo quest’estate, è stato possibile esaminare atten­tamente e riconfermare nei suoi tratti fondamentali il progetto già elaborato del piano, completarlo e apportarvi le opportune modifiche. Allo stato attua­le delle cose, nonostante la mancanza di un piano di ricerca elaborato definitivamente in tutti i suoi pun­ti e dettagli, si possono considerare già chiariti e approvati i tratti fondamentali del piano e, inoltre, già delineati i principali indirizzi del lavoro di ricerca pedologico. Di conseguenza, proprio adesso, prima cioè che il piano venga definitivamente portato a termine, riteniamo necessario, da un lato, esaminare e discutere i principi sostanziali ai quali ha fatto ri­ferimento la commissione durante i lavori e, dall’altro, motivare e chiarire le linee fondamentali del piano stesso.

L’identificazione del legame inscindibile fra la pedologia del disadattamento infantile e il restante la­voro pedologico è stato per noi il punto di partenza nella ristrutturazione del piano. Infatti, questo lega­me indissolubile e l’organico inserimento del pro­blema del disadattamento infantile costituiscono una conquista fondamentale nel precedente sviluppo di questa scienza e, di conseguenza, anche la base di partenza per la ristrutturazione di lavori succes­sivi. La pedologia del disadattamento non viene in­fatti considerata come un ramo di questa scienza che, però, vive al di fuori sia delle leggi generali del­lo sviluppo del bambino che degli obbiettivi gene­rali della sua educazione, né come una colonia scientifica separata dalla sede centrale che condu­ce una vita autonoma e che è amministrata da leggi proprie, ma proprio come una pedologia gene­rale, applicata però ad un particolare settore del­l’infanzia, generalmente definito come disadattamento.

Il rapporto della pedologia che riguarda il bambi­no disadattato con la pedologia generale comprende due momenti distinti. Il primo consiste nel fatto che la pedologia del disadattamento infantile ela­bora, lavorando su un settore specifico dell’infan­zia, dei problemi che hanno un significato precipuo anche per la pedologia generale. In effetti, come la pedologia, secondo una certa espressione, ge­nera la fisiologia, le leggi fondamentali dell’educa­zione e dello sviluppo del bambino sono evidenziate con maggior chiarezza, se studiate in quelle forme che deviano dalla norma. Lo studio di un meccani­smo alterato nel corso del suo processo rappresen­ta l’equivalente di un esperimento artificiale, risultando però come un esperimento naturale, at­traverso il quale è possibile penetrare sempre più profondamente nella struttura del meccanismo in questione e nella legge che governa il corso del processo.

I problemi generali della pedologia, come il proble­ma della duttilità, della mutevolezza dell’organismo infantile, della sua educazione, dell’influenza sociale sullo sviluppo della sua personalità nell’insieme e nei suoi aspetti particolari, problemi più. personali, come quello dello sviluppo mentale e del talento, della formazione del carattere, dello sviluppo della capacità linguistica, vengono sottoposti a una sor­ta di ricerca sperimentale, nel momento in cui, stu­diando lo sviluppo e la formazione del bambino mentalmente ritardato, sordomuto o psicopatico, ci troviamo di fronte a fenomeni sperimenali, non riprodotti artificialmente, che si realizzano nella na­tura stessa. Noi pensiamo che la pedologia del disadattamento infantile debba acquisire, per la pedologia generale, lo stesso significato che la pato­logia ha assunto per l’anatomia e la fisiologia dell’organismo umano.

Il riconoscimento dell’intimo legame fra la pedologia generale e la pedologia del disadattamento infantile sembra non aver incontrato fino ad ora alcuna opposizione e possiamo affermare, senza esagerazione, che l’elaborazione dei problemi fondamentali della pedologia generale verrebbe spesso messa in difficoltà, e a volte resa impossibile, senza l’ausilio della pedologia del disadattamento infantile.

Un secondo momento, più importante, è determi­nato dal fatto che la pedologia del disadattamento infantile stabilisce scientificamente un campo di co­noscenza che è possibile realizzare soltanto quan­do è basato sui medesimo fondamento metodologico della pedologia generale. Soltanto nel momen­to in cui la moderna pedagogia, formata spesso da un insieme eclettico di norme puramente empiriche, sostituisce quella che, secondo un’espressione di B. Schmidt, viene definita come «anarchia peda­gogica», lo studio scientifico del bambino defici­tario diventa un problema considerato veramente scientifico.

Tuttavia, accanto al suo duplice e intimo rapporto con la pedologia generale, il campo che a noi inte­ressa presenta una serie di particolarità specifiche e si trova, rispetto alla scienza in generale in un rap­porto diverso da quello che ha con le altre sue par­ti; ed è da questo particolare rapporto che hanno origine nuove ed ulteriori difficoltà di pianificazione. La pedologia del disadattamento infantile deve infatti abbracciare tutte le età, dall’asilo nido alla libertà, così come si deve occupare, per quel che riguarda i bambini deficitari, di una tipologia vastissima. Per questo possiamo aspettarci fin d’ora che, in questo campo, i problemi di pianificazione ver­ranno risolti con maggiore difficoltà, che in altri.

Il secondo punto di partenza del nostro piano di ri­cerca, assieme ai rapporto con la pedologia generale, è la continuità rispetto a tutto il lavoro pedologico svolto finora in questo campo, che lo attraversa in tutto il suo svolgimento. Se vogliamo descrivere in forma più generale l’obbiettivo fonda­mentale di tutto il piano e, di conseguenza, di tutto il lavoro che riguarda la pedologia del disadattamento infantile nei prossimi cinque anni, possiamo specificare che è assolutamente necessario conso­lidare quella pratica di revisione del problema del disadattamento infantile già adottata negli anni della rivoluzione; consolidare inoltre, in linea di principio, l’ossatura metodologica e teorica della nuova pedologia del disadattamento infantile; e infine svilup­pare e proseguire la direttrice secondo la quale è possibile fondare, avvalendosi dei risultati di un pluriennale lavoro collettivo, una pedologia del disadattamento infantile su principi marxisti.

La base del presente piano di ricerca è stata posta nel corso del Congresso di Pedologia. Il Congresso, da un lato, ha realizzato e definito in modo più sistematico i presupposti metodologici di principio che erano alla base dello studio e dell’educazione del bambino disadattato, e con questo ha creato e indicato i punti di partenza del nostro piano; dall’altro, ha direttamente elaborato e indicato nelle sue risoluzioni le parti più importanti del piano del lavo­ro di ricerca scientifica in questo campo. Perciò, il lavoro della commissione per il piano di ricerca consisteva in sostanza nell’ampliare e realizzare que­gli obbiettivi già indicati nel corso del congresso, oltre al fatto che, sempre grazie ai lavori del con­gresso, era possibile mettere in atto proprio quella continuità di cui parlavamo. Nel presentare le conclusioni del congresso, si è parlato giustamente di tutti quei momenti che collegavano i risultati del la­voro congressuale con il nostro progetto: conside­rati nell’insieme questi rappresentano un primo passo verso la fondazione su basi marxiste di una pedologia del disadattamento infantile, inoltre for­nisce un materiale sufficientemente ricco da poter determinare, in stretto contatto con i problemi pedologici, le prospettive e le linee del futuro lavoro di ricerca in questo campo.

Ma adesso non intendiamo soffermarci né sulle con­clusioni raggiunte dal congresso a questo proposi­to, né sulla piattaforma di base elaborata poi du­rante le giornate congressuali, che, come abbiamo già mostrato, costituisce il fondamento della strutturazione del nostro progetto; possiamo informar­ci, infatti, a questo riguardo, leggendo le relazioni conclusive del 1° Congresso di Pedologia. Abbiamo ritenuto soltanto che fosse indispensabile sottolinea­re il legame di continuità con il lavoro precedente, fuori del quale sarebbe impossibile una corretta comprensione di tutto il progetto. Ed è conforme-mente a questo fattore che, grazie anche all’elabo­razione dei contenuti della ricerca, durante cinque anni di lavoro, sono stati posti come fondamenti del piano quattro criteri di base che ne determinano le linee conduttrici, l’orientamento finale e conformemente alle quali è stata compiuta la scelta dei temi. Il primo criterio consiste nel dare una forma teorica su basi marxiste alla pedologia del disadattamento infantile e alla difettotogia (pedagogia curativa); il secondo, nello studio dei condizionamenti sociali sullo sviluppo del bambino disadattato (fattori sia so­ciale che biogenetici); il terzo criterio consiste nella scoperta della dinamica dello sviluppo del bambi­no disadattato(dinamica del conflitto, del deficit, del­l’armonia caratteriale, e in generale, di tutti i mecca­nismi di formazione del disadattamento educativo e del suo superamento) come primo approccio a uno studio dialettico dei problemi di pedologia pa­tologica, li quarto criterio consiste infine nell’elabo­rare un fondamento pedologico della pratica della pedagogia in rapporto ai piano dello sviluppo con­creto della scuola sovietica e delle istituzioni edu­cative per bambini disadattati.

Secondo questi quattro criteri di base, viene anche fissato l’ordine di elaborazione dei temi scientifici. Riguardo a quei temi che invece esulano da que­ste linee fondamentali, abbiamo deciso di eliminarli del tutto, in quanto inattuali, dal prossimo piano quinquennale di lavoro e, sebbene spesso siano di per sé del tutto legittimi, possono essere affrontati e risolti in altra sede, dopo la definitiva stesura del piano.

Durante i lavori di stesura del piano, ritenevamo che allo stato attuale dello sviluppo della nostra pedologia, un ulteriore progresso e il consolidamento di ciò che era già stato raggiunto fossero impossibili senza una formalizzazione filosofica e metodologi­ca generale di questo campo della conoscenza che, come abbiamo già detto, è dominato tuttora dal nu­do empirismo e dal puro eclettismo, due fattori che combinati insieme portano all’« anarchia pedago­gica ». La ricerca di un fondamento filosofico, i ten­tativi metodologici di motivare la specificità sia dell’oggetto di studio che dei procedimenti e dei metodi adottati per studiarlo, le tendenze a porre basi teoriche in questo campo e, infine, l’esigenza, da un lato, di delimitare le proprie funzioni e, dal­l’altro, di stabilire un autentico rapporto con le altre scienze generali: tutti questi sono elementi che rap­presentano le caratteristiche principali della moder­na pedologia del disadattamento infantile, in Europa e in America. Proprio quest’ansia di darsi un fon­damento filosofico mostra il livello di maturità raggiunto dalla pedologia e contemporaneamente la crisi di cui ora sta soffrendo a questo riguardo.

Non vediamo altri compiti per la pedologia del disadattamento infantile, se non quelli che le mostrano il suo rapporto con la pedologia e la pedagogia generali. Gli obiettivi e i compiti generale dell’edu­cazione e dell’insegnamento, stabiliti dalla pedago­gia sono contemporaneamente gli obbiettivi e i compiti dell’educazione speciale del bambino disadattato, come del resto le leggi generali di svilup­po dell’organismo infantile e della sua formazione sono nel contempo anche leggi dello sviluppo e del­la formazione del bambino disadattato. La specificità di quest’ultime consiste solo nel fatto che, per assolvere i compiti generali dell’educazione e con­seguire gli obbiettivi generali dello sviluppo, ven­gono adottati metodi speciali.

Proprio nello studio di questi processi particolari di sviluppo del bambino disadattato e nell’elaborazio­ne di metodi speciali a fini educativi risiede il com­pito principale del lavoro di ricerca in questo campo. Per la realizzazione di questo compito è però indi­spensabile, prima di tutto, determinare metodologicamente quello che cerchiamo, quali sono i mezzi conoscitivi che ci permettono di stabilire i principi che ci interessano, quale è in generale la natura me­todologica di questo campo della pedologia.

Inoltre, la diretta realizzazione del suddetto compi­to è intimamente collegata a un secondo momento: l’analisi esplicativa dell’influenza del fattore ambientale sullo sviluppo del bambino disadattato. La teoria dei fattori sociali del disadattamento educativo infantile e la concezione di tutto il fenomeno come socialmente determinato, costituiscono, co­m’è noto, la base di tutta la revisione del problema del disadattamento infantile. Possiamo affermare che nessun capitolo della nostra pedologia si trova in un legame tanto stretto e organico con la peda­gogia, quanto quello che riguarda il disadattamento infantile e, in primo luogo, il disadattamento do­vuto a fattori sociogenetici. In realtà, anche nel bam­bino portatore di un deficit organico, che cresce in un determinato ambiente sociale, si manifesta, lun­go tutta la durata del suo sviluppo, la complessa influenza di questo fattore.

A tutto ciò è strettamente collegato un terzo momen­to: la scoperta della dinamica dello sviluppo del bambino disadattato. I migliori elementi che possia­mo prendere dalle ricerche cliniche e di laboratorio europee sul bambino disadattato sono indirizzati verso una concezione dinamica del deficit e del disadattamento infantile. Questa concezione sta so­stituendo gradualmente la vecchia impostazione di tipo statistico e puramente quantitativo. La nuova concezione ci rivela attraverso quali complicati mec­canismi si vengono a formare le turbe del compor­tamento e ci indica la via per modificare e superare questa insufficienza.

Nella concezione dinamica delle turbe del compor­tamento infantile è racchiusa una dialettica sponta­nea, che è presente in ogni conoscenza realmente scientifica e la cui assimilazione deve diventare per noi il primo passo lungo il cammino di un’elabora­zione coscientemente o dialettica di questi comples­si problemi dello sviluppo umano.

Per concludere, anche la pratica, questo potentis-simo fattore di cambiamenti rivoluzionari nello stu­dio e nell’educazione del bambino disadattato, esigeva l’introduzione di una serie di temi, dal suo punto di vista prioritari.

Tutto il nostro piano è stato costruito sulla base del­le richieste delle corrispettive istituzioni, in primo luo­go dei Glavsocvos, poi dei piani di produzione esistenti nei singoli istituti e delle loro richieste sui temi della ricerca. Ci siamo basati infine su quei te­mi, proposti dalla stessa commissione, che sono scaturiti spontaneamente dai quattro criteri da noi indicati più sopra. Inoltre, per l’elaborazione del pia­no, siamo partiti da una concezione generale, se­condo la quale veniva riconosciuta la legittimità di un duplice ordine tematico.

Nel prossimo piano quinquennale della pedologia, come afferma A.B. Zalkind * nelle sue tesi per il pia­no generale, l’attenzione della ricerca deve essere posta principalmente al servizio diretto del proces­so pedagogico. Tuttavia, contemporaneamente, continuano e vengono approfondite le ricerche fon­damentali della psicofisiologia dello sviluppo uma­no e si elaborano i problemi più attuali per l’edifi­cazione del socialismo. Un ulteriore punto di partenza nella stesura del piano è dato dalla necessa­ria presenza di queste due linee del lavoro di ricer­ca nello studio di tutti i tipi di disadattamento in­fantile. Abbiamo ritenuto anche che la migliore forma organizzativa per garantire la realizzazione del piano consistesse nel creare un istituto centrale di ricerca per ogni campo e altri istituti che svolgessero un lavoro ausiliario sulla linea del primo.

Abbiamo diviso, così per poterli studiare, i bambi­ni in diverse sezioni, a seconda dei vari tipi di disturbi e deficit di cui erano portatori: bambini disadattati all’interno della scuola di massa, bambini affetti da turbe dell’apprendimento scolastico nel senso proprio della parola (bambini abbandonati, delinquenti, trascurati dal punto di vista pedagogi­co) psicopatici e neuropatici, bambini mentalmente ritardati, bambini ciechi, sordomuti, affetti da logopatia, malati fisicamente e psichicamente. Ab­biamo ritenuto che per ognuna di queste sezioni di studio fosse necessario garantire la ricerca pedologica, sia dal punto di vista somato-pedologico che psico-riflessologico, inoltre un lavoro di ricerca nel campo pratico, inteso di solito come lavoro d’in­dagine.

Mettendo a confronto queste esigenze con la reale situazione che il lavoro della pedologia moderna presenta nel campo del disadattamento infantile, possiamo osservare che, da un lato, il principio organizzativo da noi proposto trova la sua verifica e realizzazione con la pratica di specializzazione adottata o soltanto indicata dalla maggioranza degli isti­tuti ma, dall’altro, esiste un divario preoccupante fra il progetto e la realtà delle cose. Riteniamo però che la sproporzione nelle ricerche sulla pedologia del disadattamento infantile, che si manifesta nella ri­soluzione spontanea di alcune parti a scapito di al­tre, debba essere eliminala, promuovendo e crean­do una nuova distribuzione, in un campo ancora poco studiato, e razionale del lavoro in corso.

Facciamo un esempio: il problema dello sviluppo del bambino affetto da turbe del comportamento nel senso proprio della parola (bambini abbandonati, delinquenti, trascurati dal punto di vista pedagogi­co e in generale disadattati dal punto di vista sociogenetico), oltre ad avere un significato precipuo per il piano di ricerca in generale, è stato anche al centro di un’opera di revisione negli anni della ri­voluzione. Ebbene oggi, di fatto, se non si calcola il lavoro in questo campo di singoli ricercatori, sia­mo ben lontani dal seguire un corretto orientamento, nonostante ce ne sia bisogno, sia nell’elabora­zione di questo problema centrale, sia nella revisio­ne di tutto lo studio dei disturbi dell’età evolutiva. In primo luogo, un’elaborazione occasionale, condotta alla meglio da singoli istituti d’indagine, non è stata affidata a persone competenti del proble­ma . In secondo luogo, essa non riesce in nessun caso a sostituirsi l’elaborazione profonda, condot­ta fin dalle fondamenta, del problema e la ricerca di tutti i meccanismi di formazione del disadattamento infantile.

Non dobbiamo aspettarci che qualcuno faccia que­sto lavoro per noi. Dobbiamo renderci conto che questi problemi restano tuttora aperti e che tutto il lavoro pedagogico condotto in questo campo il ri­ferimento a punti di vista e considerazioni gene­rali e di principio che già a suo tempo sono stati avanzati.

Il piano prevede che venga fondato, per lo studio del disadattamento infantile, un istituto o un settore speciale, analogo ai più importanti istituti che lavo­rano nel campo del ritardo mentale, della neuropatia e della psicopatia. Mettendo a confronto tra di loro questi tre settori del lavoro di ricerca pedologico, ci colpisce subito l’enorme sproporzione fra l’elevato grado di elaborazione raggiunto rispetto agli ultimi due problemi e la quasi totale mancanza di elaborazione nell’ambito del primo. Bisogna tener conto che, in questo problema esistono due in­dirizzi ideologici, sia nelle ricerche scientifiche mon­diali che nelle nostre, e quello che è stato fatto fino­ra non ha affatto esaurito il conflitto. Inoltre, la linea conduttrice di tutti i nostri congressi specialistici e del nostro lavoro pratico non è sostenuta scientificamente.

Il piano propone di concentrare tutti i problemi che riguardano questo settore nell’Istituto di metodolo­gia didattica, che deve diventare il centro del lavo­ro. Un favore di ciò giocano due considerazioni: 1) l’Istituto si è occupato molto attivamente dell’impo­stazione del problema, ha preso parte alla revisio­ne dei principi di tutto lo studio del disadattamento infantile, ha prodotto con il suo lavoro ricerche metodologiche fondamentali su questo argomento; 2) dal punto di vista dell’indirizzo ideologico e scienti­fico, questo istituto può garantire nel migliore dei modi l’elaborazione dei temi di pedologia ambientale. Infine è lecito aspettarsi che la ricerca e lo stu­dio dell’ambiente del bambino disadattato, intesi come metodi particolari di lavoro pedologico, insie­me ai metodi clinici e di laboratorio, vengano diret­tamente collegati con la ricerca pedologica generale e pedagogica dell’ambiente.

Il problema dei bambini neuropatici e psicopatici è stato preso in esame e discusso negli istituti per la tutela della salute dei bambini a Mosca e a Leningrado. Questi istituti con le varie cliniche che ne fan­no parte (ad esempio la scuola-casa di cura del Narkomzdrav[†] a Mosca, possono pienamente garantire sia un’elaborazione approfondita dei problemi di pedagogia curativa, sia un ampio studio dal punto di vista biologico e psicuneurologico del bam­bino psicopatico e neuropatico. Inoltre, sarebbe importante incrementare all’interno di questi istituti (o, in qualità di lavoro ausiliario, negli altri) un lavoro di ricerca, ai servizio dei cittadini, nello stesso mo­do in cui i laboratori pedagogici assolvono questo compito per quel che riguarda il bambino mental­mente ritardato (selezione all’interno della scuola). Sarebbe quindi auspicabile introdurre lo studio dei condizionamenti sociali sullo sviluppo e la rieducazione del bambino mentalmente ritardato in un di­verso ambiente sociale. Un’elaborazione supple­mentare di questi stessi problemi da un punto di vi­sta psico-pedagogico potrebbe essere affidata all’Istituto di Pedagogia Scientifica presso la Seconda Università di Mosca, qualora in quella sede venis­se organizzata la prevista sezione di neuropedagogia. Il compito di questa sezione riguarderebbe l’affermazione della pratica pedagogica in questo campo e la formazione di personale specializzato per le scuole-case di cura di psiconeurologia. An­che l’elaborazione dei problemi dello sviluppo dei bambini malati e portatori di anomalie organiche (affetti da tubercolosi, da sifilide, con menomazioni de­gli arti, ecc,) deve far capo agli istituti per la tutela della salute dell’infanzia.

Lo studio delle manifestazioni precoci e soprattutto di quelle congenite delle turbe dei comportamento deve costituire un nuovo capitolo nella teoria del disadattamento infantile, che solo negli ultimi tempi comincia a comprendere anche la prima infanzia e l’età prescolare. Lo studio del bambino disadattato nell’età di ammissione agli asili nido deve es­sere demandato agli istituti per la tutela della ma­ternità e dell’infanzia, che si trovano a Mosca e a Leningrado, mentre lo studio del bambino disadat-tato in età prescolare deve essere demandato o

l’Istituto di Pedagogia Scientifica presso la Seconda Università di Mosca, oppure al Centro di Medicina Pedagogica.

Infine, soltanto la clinica pediatrica può studiare bambino neurologicamente e psichicamente malato. Tuttavia, anche in questo caso, riteniamo che i reparti pediatrici delle corrispondenti cliniche me­diche debbano cominciare a svolgere un ampio lavoro pedologico e ad affrontare e a risolvere non solo i problemi puramente medici e di carattere te­rapeutico, ma anche quelli strettamente pedologici. Per questo, durante la conferenza di pianificazione, si è proposto come misura estremamente au­spicabile, che dei pedologi specializzali entrino a far parte del personale clinico.

Facendo riferimento all’articolo di E.K. Sepp, appar­so nel primo numero del nostro giornale, ci sem­bra che una cosa vi sia mostrata con sufficiente chiarezza: quanto cioè la clinica neurologica e la clinica psichiatrica possano elaborare i problemi ve-tornente fondamentali e profondi dello sviluppo del bambino anormale (forme gravi di ritardo rispetto a forme più lievi, l’afasia rispetto ad altri disturbi del linguaggio, la psicosi rispetto a modificazioni più lievi del carattere).

Rimane poi del tutto scoperto il settore di studio che riguarda il problema dei deficit organici, nel quale sarebbe necessario organizzare ex-novo gli sche­mi e i fondamenti delle ricerche. Avremmo pensa­to all’Istituto di Scienza Pedagogica come istituto centrale in questo campo, del cui lavoro di base si occuperebbero le cliniche pedagogiche annesse al­l’istituto, in quanto dipartimenti di ricerca speri­mentale.

Bisogna lavorare sul problema del ritardo mentale, seguendo due linee principali: da un lato, quella in­dicata dall’Istituto di Ricerca per l’Infanzia di Leningrado, in collaborazione con l’istituto di Neurologia (principalmente dai punto di vista biologico e riflessologico), dall’altro, quella proposta della sezione Medico-pedagogica presso la Seconda Università di Mosca (da un punto di vista psico-pedagogico). Inoltre, conviene che io studio riflessologico dei bambino disadattato e l’elaborazione dei suoi pro­blemi psicologici facciano capo all’istituto di Neu­rologia e che il lavoro di ricerca sui bambini psico­patici e mentalmente ritardati vengano invece con­centrati nell’Istituto di Ricerca Pediatrica di Leningrado.

La realizzazione degli obbiettivi di studio che si trova di fronte la pedologia dei disadattamento infantile dipende sia dalla correttezza degli orientamenti di base, sia dall’organizzazione del lavoro di ricerca.

Sigla di Narodnyj Komissariat Zdravoochranena, Commissariato Popolare della Sanità (N.d.T.).

Da Rivista L’insegnante specializzato 3/92

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[*] Il progetto del piano è stato elaborato da una commissione composta da: D.I. Azbukin, L.S. Vygotskij, M.O. Gurevic, LV. Zankov, E.S. Livisic.

[†] Zalkind Aron Brosisovic (1888-1936), pedagogo e psicologo sovielico. (N.d.c.)

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