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GUIDO PESCI

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Nell’addentrarci in pagine di psicoterapia non potevamo ignorare una lontana origine dell’impegno a favore dell’uomo e della sua sa­lute e Pergamo (città dell’antica Grecia, ora Turchia) è un sicuro buon inizio, poiché è qui che possiamo visitare le vestigia di un tem­pio di Esculapio (Asclepio per i greci).

Pergamo sorge su un picco roccioso, una posizione strategica, destinata a custodire il suo favoloso tesoro scientifico, letterario, i suoi grandiosi e stupendi monumenti architettonici e le magnifiche opere scultoree.

In Pergamo aveva sede una grandiosa biblioteca, di cui è ancora possibile vederne le ve­stigia, capace di concorrere con la celebrità di quella di Alessandria, tanto da provocare la reazione dei faraone egiziano il quale, per frenare questa espansione, proibì l’esporta­zione del papiro nel regno di Pergamo, sen­za peraltro ottenere alcuni risultato visto che in Pergamo riuscirono ad affrontare subito il problema utilizzando un nuovo materiale scrittorio: la pergamena.

La città greca di Pergamo, affacciata sull’E­geo, fu la patria dell’insigne medico e filoso­fo greco Claudio Galeno al quale vengono attribuite circa 400 opere, di cui, tra quelle me­diche le più famose sono: “Il metodo nella medicina”; “L’arte medica” e una grande opera di anatomia e fisiologia impostate su ba­si finalistiche dal titolo “Dell’uso delle parti”; tra le sue opere filosofiche (circa 175) le più notevoli, invece, sono la “Institutio logica” e la “Historia Philosophica”.

È in Pergamo che venne costruito il Tempio di Asclepio fin dal IV secolo a.c., continua­mente ampliato nei secoli successivi, tanto da divenire il più famoso centro terapeutico di quell’epoca.

Esculapio è il do della medicina, figlio di Apollo e Coronide ninfa. La nascita di Asclepio è circondata da eventi miracolosi e drammati­ci, con somiglianze celia nascita di Gesù Cri­sto (Deubner) e di Romolo (Porro).

Asclepio, come ogni buon eroe della mitologia greca, fu affidato per essere educato al centauro Chirone (figlio di Crono e di Filira collocato da Giove nelle stelle come Sagittario), dal quale avrebbe imparato la medicina e la divinazio­ne che, secondo Ippocrate, sono discipline consociate.

Le cure e le invenzioni attribuite a Esculapio sono molteplici, tanto che Platone lo dichiara inventore della medicina, Gaio Giulio Igino (erudito e enciclopedico) lo dice inventore del­la clinica, Amobio il Vecchio gli attribuisce l’ideazione dell’uso delle erbe nella cura degli ammalati, Apollonio considera Esculapio il sanatore di ogni malattia e Luciano (scrittore greco) ne loda la pietà verso le sofferenze dei mortali.

Una cura operata dal Dio, anzi una resurrezione fu la causa della morte di Asclepio.

I medici pubblici avevano l’obbligo di sacrificare due volte all’anno ad Esculapio e ad Igea (astrazione simboleggiante la buona salute), raffigurata avvolta nel chitone talare, annodato sotto il seno, e con il serpente attorcigliato ai suo corpo, mentre beve da una coppa tenuta in mano.

Quella platonica coppa in cui, dal contrasto delle forze e degli elementi ha origine il mondo e che per Igea nel contrasto e nell’armonia delle bevande, scaturisce la sa­lute dell’uomo rinnovato.

Ad Esculapio erano sacri la civetta, la capra, il gallo ed il serpente, avvolto sul suo baculus (scettro), e i cani ai quali era concesso di permanere nei suoi templi.

La capra è consacrata come l’animale nella leggenda nutre Esculapio. Per il gallo, per la civetta e il cane, la consacrazione è do­vuta alla vigilanza dell’animale, al potere di prevenzione e ai fatto che il gallo annunzia l’alba e vi è associato. I cani, come il serpente, compivano t’ufficio di lambire le piaghe degli infermi. Unica pianta sacra è considerato il pi­no e i suoi frutti.

L’Area Sacra dell’Esculapio, luogo di culto e centro terapeutico, è un grandioso comples­so architettonico a cui si accede dalla via Sacra in fondo alla quale, sul grande propileo, c’è una iscrizione: “In nome degli dei, è vie­tato l’ingresso alla Morte”.

All’entrata dell’Asclepio c’è una grande por­ta (Viran Kapi) che i malati potevano varcare solo dopo essere stati sottoposti a diagnosi. Dell’area sacra fanno parte una biblioteca, un ampio cortile, una galleria che va dalla biblio­teca al teatro, ampie sale e giardini, una fon­te sacra, dei bacini, una piscina, un pozzo e, scesi 16 gradini il criptoportico, un passag­gio sotterraneo a volta lungo 80 metri, sul cui tetto ci sono 12 finestrelle.

Seguendo il criptoportico giungiamo ad un edificio circolare (tempio di Telesforo) a due piani con impianti di acqua e alcuni bacini, oltre ad una grande terrazza-solarium. Da qui, possiamo raggiungere il tempio di Esculapio. E in questa Area Sacra dell’Esculapio, in que­sti locali di cura e centri della salute, che esercitavano i più famosi medici: Calo, Antippa, Galeno, Nicomede, Flavio, Ermocrate e Claudio.

Gli ammalati avevano diritto ad essere alloggiati e nutriti nel tempio; ma si badava sem­pre alla condizione economica di chi doveva pagare, e soltanto ai ricchi si imponevano forti contributi.

È qui, nell’Area Sacra di Esculapio che pos­siamo orientarci sugli interventi clinici, anticipatori delle psicoterapie dei nostri giorni. È qui che si trovano espressi concetti non privi di logica filosofica e di buona intuizione psico­logica, e che risultano desiderabili e veritieri la visuo, l’oraculum e il somnium, mentre so­no fallaci l’insomnium, dovuto alle impressio­ni di veglia, ed il visium che si verifica quando nello stato intermedio tra veglia e sonno, si scorgono figure incerte, nebulose e di strani aspetti.

La pratica dell’incubazione (rivelazione per mezzo di sogni sul modo di rimediare ai pro­pri deficit) era ampiamente praticata.

La pratica fondamentale per chi doveva in­cubare ad Asclepio era la purificazione per l’acqua.

Non è certo che il digiuno vi fosse prescritto, ma la sobrietà era essenziale per chi voleva ottenere sogni divini, ed importantissimo era considerato l’addormentarsi su pelli di animali, simbolo della esaltazione mi­stica, della comunicazione con la divinità, del­la potenza eroica.

Queste sequenze sono da rapportare al primo periodo del culto epidaurico le cui guari­gioni erano provocate semplicemente dalla suggestione del culto sui fedeli.

Nel secondo periodo, invece, fu introdotta la scienza medica, pur sempre subordinata al fattore religioso delle cure. In questo periodo il Dio non cura più personalmente, ma indica nei sogni il regime igienico e terapeutico da seguire: all’oraculum, in cui la divinità opera miracoli, si sostituisce il somnium, in culi so­gni devono essere interpretati.

Il compito dei sacerdoti diventa cosi sempre più importante; essi divengono interpreti dei sogni e medici, agiscono sulla fantasia dei disabili, in modo da provocare i sogni divini, e talvolta sognano essi stessi le cure da prati­care sugli ammalati, ciò che significa Possedessero l’arte di provocarle. E l’arte di provocarle, secondo Porro, sono da ricercarsi nella abilità della imposizione delle mani e del­la pratica ipnotica per mezzo della quale si poteva indurre nelle menti dei disabili qualun­que visione e praticare cure ritenute general­mente impossibili. Le terapie che venivano seguite da Asclepio erano tuttavia molteplici ed in ciascuna di queste ritroviamo ampie af­finità con quelle attuate oggi.

In Asclepio, a scopo curativo, i malati segui­vano la suggestione, la pulizia, i bagni di ac­qua e di sole, i fanghi, il teatro, i concerti e le medicine fatte con erbe mediche. Finalità te­rapeutica era riconosciuta agli spettacoli tea­trali, sia in veste di attori che di spettatori e alla lettura di scritti contenuti nella biblioteca. Un passaggio a tunnel, sotto il cui lastricato più canali convergevano, i malati erano chia­mati a sostarvi per vivere e godere il senso di pace che la suggestione ed il rumore dell’ac­qua scrosciante potevano produrre. Una sca­la in vicinanza della sorgente dà accesso al tunnel sacro, il Criptoportico, dove transitavano coloro i quali avevano già avuto buon esi­to dalle terapie praticate e che qui trovavano ulteriori parole di incoraggiamento, gridate dai sacerdoti attraverso i fori praticati nella volta.

Così, rinforzati nuovamente nella volontà, nel­la determinazione, nella sicurezza e certezza, lentamente, i pazienti si muovevano verso il tempio rotondo di Telesforo, considerato il Dio della guarigione, raggiunto il quale sarebbe­ro stati di nuovo bene, e da qui, per mezzo di un monumentale ingresso, accedevano al tempio di Esculapio per il ringraziamento.

Certo da allora gli approcci psicoterapeutici si sono ampiamente moltiplicati, annoveriamo ormai un insieme di metodi fra cui occupano un posto importante sia quelli orientati all’ap­proccio corporeo, come quelli puramente ver-balizzati, quelli capaci di mettere l’accento sull’espressione emozionale o la comunica­zione non verbale, quelli che utilizzano le te­rapie di gruppo o puramente individuali.

Non può sfuggire, comunque, quanto nelle “nuove terapie” si possono ritrovare le espe­rienze, le ricerche e le verifiche, esercitate dai medici nei templi di Esculapio.

È in quel lontano passato che troviamo il ger­me di molte terapie attuali, basti pensare alle tecniche fondate sulla suggestione, ossia all’ipnosi classica, all’ipnosi fantasmatica, alle visualizzazioni libere e guidate, alla musicoterapia, alla terapia natura, oppure alle tecni­che di rilassamento o di rieducazione psicotonica, all’analisi transazionale, alla terapia del grido, ai gruppi di incontro, allo psicodramma, alla psicosintesi, al rève-èveillè-dirigè, e tanti altri, non meno importanti, che abbiamo tralasciati.

Da Rivista L’insegnante specializzato, 1/93

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